Non è facile vivere per decenni all’interno di un mito, quello della «società più baciata dal successo che il mondo abbia mai conosciuto», secondo la definizione che il quotidiano britannico The Guardian ha dato del modello svedese.
Fredrik Reinfeldt |
Così gli svedesi il 6 ottobre del 2006 hanno scelto l’attuale premier Fredrik Reinfeldt, classe 1965(anno del mio arrivo in Svezia), leader dei moderati: aveva saputo suonare il flauto ammaliatore del taglio delle tasse e usato molta cautela nell’annunciare il ridimensionamento del sistema previdenziale, ormai parte del DNA nazionale, tanto che un attacco alla socialdemocrazia viene interpretato come una minaccia alla Svezia stessa.
Le promesse elettorali sono state mantenute: il ministro delle Finanze Anders Borg ha ridotto ancora le tasse di 1,2 miliardi di euro, che si aggiunge al primo taglio di 4,17 miliardi. Il 2007 ha visto la fine della «wealth tax», la tassa sulla ricchezza istituita nel 1947 (odiatissima da miliardari come il patron dell’Ikea Ingvar Kamprad o il tennista Björn Borg che per evitarla si sono trasferiti in paradisi fiscali), un balzello dell’1,5 per cento sui beni posseduti oltre 1,5 milioni di corone, pari a 166 mila euro.
È solo un ricordo anche la tassa sulla proprietà
immobiliare, sostituita da un’imposta municipale per un massimo di 650 euro
l’anno sulle ville unifamiliari e di 130 euro per gli appartamenti.
Il terreno più insidioso su cui il premier Reinfeldt
ha dovuto muoversi è quello del ridimensionamento del welfare: "Ci deve essere
una maggiore differenza di trattamento fra i lavoratori e chi non lavora" aveva
dichiarato in campagna elettorale. Uno dei primi obiettivi della coalizione è
stato ridurre i sostanziosi sussidi di disoccupazione, ritoccando al ribasso le
indennità a chi resta senza impiego (80 per cento del salario per i primi 200
giorni, 70 per cento fino a 300 giorni, 65 per cento oltre quel periodo).
Altra mossa per stanare chi si crogiola nel confortevole ambito assistenziale è stata il rincaro del contributo assicurativo sulla disoccupazione. Con una conseguenza: 335 mila disoccupati non hanno pagato la quota dall’inizio 2007 e sono privi di protezione, accusa; LO, il potente sindacato svedese.
Il governo li considera piccoli cambiamenti, ma sono sufficienti per allarmare l’opinione pubblica.Nell’ultimo sondaggio la coalizione governativa è scesa di diversi punti: se si votasse domani i socialdemocratici tornerebbero a governare la Svezia.
Come dire che...: Anche in Svezia di mamma ce n’ è una sola...!