Friedrik Reinfeldt con José Manuel Barros |
Il 2014 sarà un anno frenetico per il più popoloso Paese
scandinavo. 9,2 milioni di abitanti affronteranno due cruciali elezioni: quelle
europee a maggio e quelle nazionali a settembre.
La Svezia è una monarchia costituzionale, per cui
l’attuale Primo Ministro Friedrik Reinfeldt è stato indicato dal re
Carlo XVI Gustavo, dopo che il suo Partito Moderato Unito aveva
trascinato l’Alleanza per la Svezia alla riconferma nelle elezioni del 2010.
Nella storia del Paese nordico un governo di colore moderato è una relativa
anomalia, poiché, dal dopoguerra ad oggi, la compagine socialdemocratica l’ha
fatta da padrone per 51 anni, grazie ad esponenti politici del calibro di Tage
Erlander e Olof Palme. La parentesi del premier Reinfeldt potrebbe però
chiudersi alle prossime elezioni legislative di settembre perché, secondo i
sondaggi di fine anno, i Rödgröna (i Rossoverdi) non dovrebbero avere
difficoltà a superare il 50%.
Tutto ciò è fondamentale per entrare nel merito
dell’importante appuntamento di appena 4 mesi precedente: le elezioni
europee. A maggio, appunto, gli svedesi saranno chiamati ad eleggere 20
europarlamentari. Attualmente i seggi al PE sono così suddivisi: 5 nel PPE,
di cui 4 dal Partito Moderato Unico e 1 dai Democratici Cristiani; 6 trai
S&D, tutti del Partito Socialdemocratico Svedese; 4 nell’ALDE (3 Partito
Popolare Liberale e 1 Partito di Centro); 3 nei Verdi (2 Verdi e 1 Partito
Pirata); e 1 al GUE (Partito della Sinistra).
Le elezioni del 2009 avevano dunque consegnato un seggio al Piratpartiet
(il Partito dei Pirati), il quale ottenne il 7,1% dei voti e, con l’entrata in
vigore del Trattato di Lisbona, ha conquistato un ulteriore seggio (occupato da
Amelia Andersdotter, la più giovane di tutta l’assemblea). I Pirati sono nati
nel 2006 su iniziativa di Rickard Falkvinge con l’intento principale di
modificare la concezione del copyright e del diritto d’autore. Si presenteranno
per incrementare la loro presenza al PE con istanze piuttosto particolari.
L’europarlamentare Engström ha infatti dichiarato: “Noi Pirati siamo la
fiamma ossidrica necessaria a Bruxelles. Abbiamo fermato l’ACTA. Abbiamo
fatto in modo che il gruppo dei Verdi del Parlamento capisse che era necessario
legalizzare la condivisione dei file. Abbiamo lottato per maggiore protezione
dei dati e prezzi di roaming più umani. Mi aspetto un altro periodo di mandato
al Parlamento Europeo”.
Nella scorsa tornata elettorale erano rimasti fuori dal PE i
due partiti più euroscettici, ossia i Democratici Svedesi e la Lista di
Giugno. I Democratici Svedesi (Sverigedemokraterna), a dispetto del
nome, sono un partito nazionalista di estrema destra fondato nel 1988 con lo
scopo principale di contrastare l’immigrazione e l’islamizzazione. I DM sono
entrati per la prima volta nel Riksdag (Parlamento svedese) nel 2010, superando
non di molto lo sbarramento del 4%. Negli ultimi anni le loro quotazioni sono
in crescita, soprattutto
dopo le rivolte degli immigrati delle periferie di Stoccolma, Göteborg e
Malmö, dello scorso anno.
La Lista di Giugno (Junilistan) è stata fondata sei
anni prima in concomitanza con il respinto referendum svedese sull’euro ed
esordì con uno strabiliante 14% alle europee del 2004, ottenendo 3 seggi.
Risultato che non riuscì lontanamente a bissare cinque anni più tardi. Uno dei
fondatori del partito è Nils Lundgren, economista in rotta con il partito
socialdemocratico a causa delle sue posizioni euroscettiche. Il nome deriva dal
Movimento di Giugno nato nel 1992 al tempo del referendum danese che rigettò il
Trattato di Maastricht.
In quanto alle “regole del gioco”, la legge elettorale per
il Riksdag e per il PE è la medesima. In breve: il Paese non è diviso in
collegi. I 20 seggi sono assegnati con un proporzionale corretto, basato
su liste con la possibilità di inserire la propria preferenza; gli
elettori possono votare per un partito o per uno o più candidati e possono
modificare l’ordine in cui questi sono stati presentati in lista. La soglia
di sbarramento è al 4% e godono dell’elettorato attivo e passivo tutti i
cittadini residenti in Svezia e maggiorenni.
källa:sbelladonna |
Nemmeno la Svezia è immune dalla valanga euroscettica che sembra incombere sull’Europa unita. D’altra parte l’affluenza, sin dal 1995, si è sempre attestata tra il 38 e il 46%. L’auspicio è che il dibattito non si esaurisca in una mera “prova generale” delle elezioni settembrine. In caso contrario sarà un’ulteriore occasione persa.