lunedì 21 novembre 2011

Parte-Nopei e Parte-Svedesi

Ecco i furbetti del fai-da-te:  Diciassette dipendenti infedeli dell’azienda svedese applicavano le targhette con la scritta "difettato" sui mobili e li vendevano col 70% di sconto a parenti e amici. Incastrati dai video.

L’«angolo delle occasioni» dei negozi Ikea, prima ancora di essere un luogo fisico, è un «deposito» dell’anima; dove lui e lei che - fino a un secondo prima - hanno litigato furiosamente su tutto, si rasserenano miracolosamente, come se si trovassero sulla montagnetta di Medjugorje: non a caso gli sconti praticati nell’«angolo delle occasioni» sono talmente alti che qualcuno li definisce, in modo blasfemo, «sconti della Madonna».

Attratti forse da questa dimensione «mistica» (che però gli inquirenti tenderebbero ad escludere ndr), un gruppo di impiegati «infedeli» dell’Ikea di Afragola (Napoli) avevano pensato bene di allargare, a dismisura, l’«angolo delle occasioni». Obiettivo: favorire parenti ed amici praticando loro sconti fino al 70%. Il giochetto era ingegnoso nella sua facilità (o facile nella sua ingegnosità, fate voi...): il parente o l’amico sceglieva la merce da acquistare e il complice Ikea, con un colpo di clic sul computer, inseriva il prodotto nel settore «angolo delle occasioni» (quello cioè riservato agli articoli «fallati» o «difettati»). Insomma, la furbata (leggesi, truffa) consisteva nell’applicare la dizione «fallato» o «difettato» a merce perfettamente integra che però, grazie a quel cartellino taroccato, veniva venduto a meno della metà del prezzo reale.

La dinamica dell’imbroglio era descritta ieri, con dovizia di particolari, su Il Mattino di Napoli che titolava: «All’Ikea truffa dei maxisconti ad amici e parenti: indagati 17 dipendenti». Diciamo subito che - se l’«inghippo» è venuto fuori quasi in tempo reale - il merito è proprio dei vertici dell’aziendali parte-nopea e parte-svedese che, appena sentito puzza di bruciato, hanno chiamato i pompieri, anzi i carabinieri. Di lì una serie di indagini e appostamenti che hanno incastrato la banda dei «prezzi stracciati»; ora, per tutti i 17 componenti della gang, c’è un bel avviso di garanzia con l’ipotesi di concorso in truffa aggravata ai danni di Ikea.

«Decisive le immagini ricavate all’interno del megastore alle porte di Napoli - racconta Il Mattino -. Semplice ma efficace il metodo usato: codici e parole d’ordine che deprezzavano i prodotti da vendere. Bastava così cambiare il codice e far risultare che un mobile era “senza vitiera“ o “in non perfette condizioni“, quindi farlo slittare in una sezione del negozio chiamata appunto “angolo occasioni“»; il tutto «mediante artifici e raggiri, consistiti nella fraudolenta sostituzione dell’etichetta di sconto».
Fondamentale - come già detto - la denuncia dei vertici dell’azienda Società Ikea Italia srl e l’acquisizione di alcuni filmati che immortalerebbero almeno una ventina di «manipolazioni» sospette. Ampia la casistica che sarebbe stata utilizzata dai presunti dipendenti infedeli: si va dalla formula «non in perfetto stato», all’articolo irrimediabilmente bollato come «rovinato». Sconti da capogiro, in alcuni giorni c’era la fila all’esterno di una sezione di Ikea, tutti in fila, ognuno con il proprio piccolo compitino da portare a casa. Un direttore alle vendite, qualche impiegato alla recovery, poi addetti alle vendite. In diciassette a finire sotto inchiesta, «tutti identificati mediante personale della sicurezza Ikea», si legge in calce all’informazione di garanzia appena notificata.

E non è tutto. «Le indagini - assicurano gli inquirenti - vanno avanti nel tentativo di risalire anche ad altri potenziali responsabili di un giro d’affari organizzato alle spalle del colosso svedese».

Come dire, l’affare si ingrossa: montarlo non è stato facile, ma smontarlo sarà ancora più arduo. Come nel caso di un cucina Stat; della linea Ikea, ovviamente. 

källa: il giornale  (Nino Materi)

venerdì 28 ottobre 2011

Il lupo è la radura dell'anima umana ...

Questa notte voglio riportarvi un brano tratto dal libro che sto leggendo, non aggiungerò commento, non credo sia necessario...
"Un giorno portai come al solito Brenin con me all'allenamento di rugby. Aveva circa due mesi ed era il periodo un cui aveva preso l'abitudine di tormentare Rugger, al quale non era per niente simpatico. Dopo un po' Rugger perse la pazienza, afferrò Brenin per il collo e lo inchiodò a terra. Va ascritto a suo grande merito il fatto di essersi limitato a questo. avrebbe potuto spezzare il piccolo collo di Brenin come un ramoscello. Perfino un pit bull puo' superare l'esame di Kundera. Ma è stata la reazione di Brenin quella che mi rimarrà per sempre dentro. La maggior parte dei cuccioli si sarebbe messa a guaire per lo shock e il terrore. Brenin ringhiò. E non era il brontolio di un cucciolo, ma un ringhio profondo, calmo e sonoro in contrasto con la sua tenera età. Questa è forza. Ed è questo che ho sempre cercato di portare con me e che spero di portare con me per sempre. In quanto scimmia, non sarò all'altezza, ma ho l'obbligo, l'obbligo morale, di non dimenticarlo mai e di emularlo per quanto mi è possibile [...] nei miei momenti migliori sono un cucciolo di lupo e ringhio la mia sfida al pit bull che mi ha inchiodato a terra. Il mio ringhio è riconoscere il fatto che sta per arrivare il dolore, perché il dolore è la natura della vita. E' ammettere che sono solo un cucciolo e che, in qualsiasi momento, il pit bull della vita puo' spezzarmi il collo come un ramoscello. Ma è anche l'espressione della mia volontà di non cedere, succeda quel che succeda."
*****
Chi è Mark Rowlands:
Mark Rowlands, giovane e inquieto docente di filosofia in un'università americana, legge per caso su un giornale una singolare inserzione, si incuriosisce e risponde. Qualche ora dopo è il padrone felice di un cucciolo di lupo, a cui dà nome Brenin ("re" in gallese antico). Per undici anni, sarà lui la presenza più importante nella vita del professore, che seguirà ovunque: assisterà alle sue lezioni acciambellato sotto la cattedra, incurante degli iniziali timori e del successivo entusiasmo degli studenti, ne condividerà avventure, gioie e dolori, lo accompagnerà nei suoi spostamenti dall'America all'Irlanda alla Francia, dove Mark si trasferisce dopo aver troncato quasi ogni legame con i suoi simili. E sarà, soprattutto, una fonte continua di spunti di riflessione e idee filosofiche perché, contrariamente allo stereotipo che ne fa un emblema del male, della ferocia, del lato oscuro dell'umanità, il lupo è per Rowlands metafora di luce e di verità, la guida per un viaggio interiore alla scoperta della propria più intima e segreta identità: "Il lupo è la radura dell'anima umana ... svela ciò che rimane nascosto nelle storie che raccontiamo su noi stessi". La sua natura selvaggia e indomabile, infatti, rivela a chi gli sta accanto un modo di vivere e di fare esperienza del mondo non solo radicalmente diverso da quello degli uomini, ma forse anche più autentico e appagante perché immune da doppi fini, da ogni atteggiamento di calcolo e manipolazione.
Buon vita a tutti da nonno Franco

martedì 25 ottobre 2011

Spazza Tour

Cari  amici lettori dopo aver saputo che i turisti giapponesi si fanno le foto accanto a mucchi di inmondizia come ricordo di Napoli. Voglio proporvi  ancora un post sulla ”monnezza napoletana” che  se non fosse un’immane tragedia, potrebbe anche farci ridere, come nella migliore tradizione del teatro napoletano, qui purtroppo c`è poco da ridere. Napoli è davvero una città sui generis. Quando reputa che alcuni problemi siano irrisolvibili, o si affida a San Gennaro o li «utilizza» per esercitare la propria fantasia. Tutti (soprattutto gli stranieri) applaudono a queste sue invenzioni (la famosa arte di arrangiarsi), ma intanto i problemi restano. Così, invece di armarsi di pale e di scope per rimuovere i cumuli di rifiuti rimovibili (non parlo dei K2 di immondizia; per quelli ci vorrebbero macchinari da fantascienza anni '50) qualcuno si organizza e porta in giro i giapponesi a fotografarli (cosiddetto «Spazza Tour», moderna versione del Grand Tour settecentesco), e i giapponesi sono fuori di se dalla gioia, abbagliando di flash la sporcizia nostrana, quasi fosse una diva del cinema hollywoodiano.
Altri montano presepi fatti con l'immondizia, modellano sculture composte da sacchetti della Nettezza Urbana, allestiscono mostre che hanno per soggetto i rifiuti. E questi sono gli slogan: «La munnezza è il nostro orgoglio. Non lasciarla bruciare. Non fartela fregare. Al Bad Museum la tua munnezza diventa opera d'arte ed avrà più valore perchè… la munnezza sei tu». Provocazione, dicono. Sia pure, ma sa tanto di autocompiacimento. E così è naturale che atterri in città il grande scultore e pittore britannico (Damien Hirst) per vedere quest' «arte» e toccare con mano l'emergenza. E il grande artista britannico, davanti alla monnezza verminosa eruttata dai cassettoni ormai invisibili, vittime della loro stessa debordante sporcizia spinta fino in mezzo alla strada (scorze, gusci di cozze, cortecce di mellone, incartate di cape di alici, conserva, pomodori scamazzati, et coetera et coetera), Domenico Rea si scioglie quasi in lacrime (di gioia) ed eleva il suo inno dadaista, surrealista, pop art (fate voi): «Grande Napoli! Quello che mi piace di più di questa città è la sua sporcizia. Che è lo specchio della società moderna. Napoli è un grande stimolo per gli artisti».
Un tempo il nemico si chiamava Spagnolo, Alemanno, e contro questo nemico la città (o una parte d'essa) si armava: la Storia ha chiamato quei momenti «rivolta di Masaniello» e «Quattro Giornate». Contro i Borbone si levò un gruppo di intellettuali: la plebe era troppo ignorante per capire, e la repubblica finì i suoi (pochi) giorni a piazza Mercato, Grève napoletana, luogo di esecuzioni capitali. Contro i tedeschi, guidato dal colonnello Sholl, furono gli scugnizzi a dar man forte alla popolazione adulta. Ben presto, senza istruttori, impararono come si manovrava una mitragliatrice o un panzerfaust rubato al nemico. Tanti piccoli eroi anonimi. Robert Capa ne immortalò due su tutti: sigaretta Camel alle labbra e fucili più grandi di loro appoggiati alle spalle.
Ora tacciono grandi e piccini. I grandi, per paura (della camorra) e per collusione (con la classe politica, in parte responsabile dello scempio); i piccoli, perchè a loro della munnezza sembra non fregargliene niente: attraversano velocemente i vicoli della città a bordo dei loro roboanti motorini, per farsi ammirare facendo «il cavallo», o per scippare una povera vecchierella.


Al tempo di Bassolino, gran distributore di prebende, ricchi premi e cotillon, nessun intellettuale levò la voce per una sua dimissione, reclamata pure dagli alieni dell'ammasso globulare M3; oggi fanno professione di pessimisti («Ahinoi, così così vanno le cose, c'è ben poco da fare»), o peggio scaricano le colpe sul governo Berlusconi.
E il popolo si è arreso, come davanti a una delle tante inevitabili calamità della sua storia. Da noi, infatti, c'è per un'antica familiarità con la sciagura (terremoti, eruzioni, pestilenze, formazioni di nuove terre, bradisismi eccetera) una pressochè totale sfiducia nelle nostre forze e in quelle dei nostri simili: una resa senza condizioni alla Fatalità. È tipico delle nostre genti, avvistando la malasciorta (la cattiva fortuna) sfiduciarsi, lasciarsi andare e sospirare: «Ce sta poco a fa'. E' destino». Scriveva Croce che al solo apparire dell'esercito francese, «che forse, con calma e riflessione sarebbe stato respinto», il capitano borbone gridò: «Guagliò, fujmmo!».


Dice bene Domenico Starnone quando afferma che «la gente non si dà da fare semplicemente perchè ha paura della camorra»; dice bene Adolfo Scotto di Luzio quando sostiene che «la società civile non reagisce al degrado perchè è collusa con la politica». Ma queste non sono le uniche ragioni per spiegare l'inerzia napoletana. La realtà è che non è ancora finito il tempo dei palleggi di responsabilità, dello scarica-barile (di monnezza) fra le autorità, e che non si troverà soluzione fino a quando non si troverà coralità, unità di intenti e di passione civile.
E infine più senso civico. La Madre di tutte le Emergenze. Il problema irrisolto dal IX secolo a.C. Anno di fondazione della città.   
di Marcello D'Orta



lunedì 24 ottobre 2011

"Il Cerchio Della Vita"

Sono tornato in Svezia per festeggiare il compleanno della mia nipotina, così ci sono rimasto quattro settimane in questo mio appartamentino da solo, a riflettere di come è cambiata la mia vita dal mese di luglio dell´anno scorso. Quando ho perso mia moglie complice delle mie fantasie. Male incurabile e mesi di sconforto a seguire era vero amore, costruito in 40 anni di fiduciosa attesa. 2 figli adorabili… era la felicità che costruivamo giorno per giorno, coscienti di essere felici. Lo so che metto tristezza ma ho il conforto di avere avuto tanto dalla vita.

Ma la vita fa strani percorsi…ed io sono un uomo fortunato,tra le tante telefonate con le solite frasi di rito che ricevevo dall`Italia, una mi fa sobbalzare sulla sedia è Lei la mia prima fidanzatina 15_lei, 17_io. Anche qui frasi di rito, ed anche Lei è vittima dello stesso destino… (5_anni prima.)   Il destino, il fato, gli astri, il karma…ma   che ne so! Quando sembrava che la vita non aveva più niente da offrirmi è apparsa all’improvviso. Sentiva le mie emozioni, sentiva che io la pensavo. Lui era il mio angelo custode. E mi ha trovato.
Adesso devo ritornare in Italia, strano non mi sono mai sentito così emozionato, sto viaggio, me lo sento addosso,dolce peso che mi “sbatacchia” a destra e a sinistra,un turbine di sentimenti. Chissà cos’è, forse il tempo che passa inesorabile, la paura e la speranza del domani, questo feeling di trovarmi sospeso tra questi due mondi che a volte sono irreconciliabili. 
La gioia indescrivibile che provo in Svezia quando rivedo i miei cari.immergermi di nuovo nella vita che ho fatto per 40_anni è diversa si, ma ha lo stesso sapore e lo stesso profumo di questo meraviglioso autunno,e poi il sottile dolore che sento quando devo ripartire dall`Italia, non devo pensare, o almeno cercare di non farlo, perché fa male quel dolore sottile, quando devi venir via da dove hai lasciato te stesso com’eri da ragazzo. 
Mannaggia  alla distanza, anche oggi con tanto di prenotazioni elettroniche, e solo un click dalla meta…Le maledette complicazioni della vita che ci impediscono di, aprirci, “provare”, senza nessun timore, privi della rabbia che ci consuma perché siamo così impotenti anche se dovremmo, essere liberi. 
Che illusione la libertà, che ci sfugge da sotto il naso perché in realtà non esiste per nessuno. Va bene allora mi sento pronto, parto, spero…ma sarà vera questa voglia di Italia o mi troverò un’altra volta solo a Ciampino con un trolley in mano?  Vale la pena d`agganciarsi al passato, o resti solamente scottato, e poi…e poi.  Continua, la vita, finché và.  Io sono forte e pronto (credo) ad affrontare il mio vecchio mondo. Allora prendimi, Italia, fammi rivivere le storie di un tempo, ma attenta a quando mi ricaccerai al di là delle alpi.  Forse non ce la farò a sopravvivere stavolta. 
Attenta, Italia, non tradirmi un`altra volta. ...hooo mi senti...?


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.