giovedì 13 novembre 2014

Il ponte" Västerbron"


Sono partito, ho camminato fino a quando i segnali lungo la strada sono spariti, fino a seminare le ultime case, lasciarmi dietro le voci. Tutte le voci, per me ormai chiacchiericci indistinti.
Ho continuato, fino a che non fossi più raggiungibile, da richiami, realtà discernbili e ripensamenti. Poi ho continuato a camminare ancora, come si potessero seminare i passi invece che le azioni. Ho continuato, anche dopo aver capito che non sarebbero bastate mai le gambe a percorrere quella linea infinita e cieca.
Sono arrivato, poi, molto dopo aver smesso di credere che la strada avesse due lembi, sono arrivato all`hotel Salem. Ho pensato che tutto avesse il tuo nome. Ho dormito poco, mi sono svegliato agitato e mi sono nutrito di pane senza sale. Era buonissimo. Sono rimasto quante notti? Quante stelle ho visto? Perché non le ricordo esattamente? L’immagine precisa e inappellabile, intendo.
Ho provato a ricomporre i principi, le evoluzioni e le giuste conclusioni, e poi ho smesso, gettato via quel gioco inutile per la mente. Sono ripartito e cammino, come posso e come riesco. Sorretto da una testardaggine infinita, stolida e coraggiosa a volte, da pezzi di memoria che ritrovo nei cassetti, da buoni “esci di prigione” che qualche amico mi ha ficcato in tasca, per quando ne avessi avuto bisogno. E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, d`inverno il lago è gelato. E’ bellissimo.
Penso ancora, mentre lo attraversa a tutta la polvere accumulata durante i miei viaggi, a quanto calore ci fosse anche quando non ero nella condizione di notarlo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno. Sono andato, tornato, ripartito. Si incontrano cose e Vite, e persone e opportunità e si accumulano molte storie da raccontare. E così un giorno racconterò anche questo pezzo di Vita, o quanto ne ricorderò, o quanto mi parrà giusto di dover dire. Chissà, chissà fra quante tappe e Vite ne parlerò.
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domenica 9 novembre 2014

La giornata del papà – Fars dag

La festa del papà non viene festeggiata lo stesso giorno in tutto il mondo. Qui in Svezia, la seconda domenica di novembre, cioè oggi. Questa festività nacque negli Stati Uniti, per la precisione nello stato di Washington per iniziativa di una donna che nel 1910 pensò di rendere omaggio al padre che, vedovo, aveva educato da solo ben sette figli.

In Svezia la festa del papà si celebra dal 1931 anche se i primi tempi venne percepita come una festività sciocca e inutile. Più avanti le critiche hanno riguardato il fatto con questi festeggiamenti si accentuava la disparità dei ruoli tra uomo e donna e altre critiche ci sono state perché venivano discriminate le persone senza figli.
I festeggiamenti sono simili a quelli per la festa della mamma. In casa mia abbiamo sempre festeggiato sia la festa della mamma che quella del papà.

Insomma non e mai stato un giorno come tutti gli altri. Approfitto, ora che sono nonno, per augurare a tutti i papà buona festa!


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.