Una buona pensione, un servizio sanitario che riesca a
fornire l’assistenza necessaria, un ambiente adatto alle proprie esigenze,
un’istruzione superiore e la possibilità di lavorare, se lo si vuole. Sono
questi gli elementi che contribuiscono a farci invecchiare bene, utilizzati
dagli esperti di HelpAge International
per creare il Global AgeWatch Index, un indice che aiuta a capire come si
invecchia oggi nel mondo.
INDICE - Creato con il supporto del Fondo delle Nazioni Unite
per le Popolazioni e la collaborazione del Centre for Research on Ageing
dell’università di Southampton in Inghilterra, AgeWatch è la prima misura
quantitativa del benessere degli anziani in 91 Paesi. Lo scopo è incoraggiare
le nazioni a rendersi conto di quanto fanno per gli over 60, visto che si
tratta di un segmento di popolazione in rapidissimo aumento: oggi ha più di 60
anni l’11 per cento della popolazione mondiale, ma nel 2030 la proporzione
salirà al 16 per cento e nel 2050 addirittura al 22 per cento. Come spiega
Silvia Stefanoni di HelpAge International, «Il mondo sta rapidamente
invecchiando e già oggi il numero di over 60 supera quello dei bambini con meno
di cinque anni; nel 2050 sarà maggiore degli under 15. Escludere
l’invecchiamento dall’agenda politica dei Paesi è uno dei più grossi errori che
si possano commettere oggi, con le prospettive che abbiamo di fronte. L’Indice
AgeWatch serve proprio a capire dove si è fatto qualcosa di positivo, per
prenderlo a modello altrove, e a individuare le aree “critiche” dove
intervenire in ciascun Paese». Non è insomma solo un “metro” per sapere dove si
invecchia meglio, ma anche uno strumento per intervenire dove e come serve.
PAESI - I parametri considerati per costruire
l’indice sono quattro: la sicurezza economica (data dalla certezza delle
pensioni, dal PIL pro-capite, dal tasso di povertà in età avanzata, dal welfare
per anziani), il benessere e la salute (benessere psicologico, aspettativa di
vita a 60 anni e aspettativa di vita senza malattia a 60 anni), l’impiego e il
livello di educazione, l’ambiente (ovvero le connessioni sociali, la sicurezza,
l’accesso ai trasporti pubblici, la libertà personale). I dati provengono da
fonti inattaccabili come la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, l’Institute for Health Metrics, l’Organizzazione Internazionale del
Lavoro e il database Gallup World Poll. Dando “voti” a ciascuno dei vari
parametri gli esperti sono riusciti a stilare una classifica che riserva
qualche sorpresa e conferma alcune certezze: Svezia e Norvegia, ad esempio,
sono i luoghi migliori per invecchiare seguiti da Germania, Olanda, Canada. Gli
Stati Uniti sono ottavi e nella top ten ci sono solo Paesi europei o del Nord
America, fatta eccezione per la Nuova Zelanda (settima) e il Giappone (decimo);
l’isola di Mauritius è il Paese migliore in Africa, il Cile si guadagna il
primo posto in Sudamerica mentre i posti peggiori dove vivere (non solo da vecchi,
si suppone) sono l’Afghanistan e, solo di poco migliori, il Pakistan, la
Tanzania e la Giordania.
källa: elena meli corriere della sera |
Insomma, non va
malissimo ma di certo si può migliorare e chissà che vedere nero su bianco le
differenze fra Paesi e le “pagelle” date dagli esperti non serva a prendere,
finalmente, decisioni che aiutino gli anziani italiani, di oggi e del futuro.
FoF