mercoledì 21 maggio 2014

Il Mercato Conquista la Sanità Svedese.


Anche se la mitologia contemporanea sostiene altrimenti, il mercato non è un fenomeno strano; è ciò che esiste quando le persone interagiscono e si scambiano i beni prodotti. La definizione ampia di mercato è, semplicemente: ciò che la gente fa o sceglie di fare se non viene obbligata a fare qualcosa di diverso. Non sorprende il fatto che anche l’Unione Sovietica, “nonostante” la sua retorica anti-mercato, fosse fondamentalmente basata sui mercati: il mercato internazionale come guida del calcolo economico dei pianificatori, e il mercato nero interno per l’assegnazione delle risorse e la distribuzione dei beni secondo le necessità e le preferenze reali della gente. Il mercato nero, in realtà, era “una caratteristica importante” dell’economia sovietica.

In altre parole, il mercato è quello che dobbiamo aspettarci quando lo stato fallisce. O, per essere più precisi, il mercato esiste laddove lo stato non riesce e sopprimerlo efficacemente o laddove non riesce ad eliminare l’interscambio volontario.
Così non sorprende il fatto che, come nota The Local, la Svezia ricorra in massa alla sanità privata per supplire al fallimento dello stato sociale. Questo è un risultato indiretto della liberalizzazione relativamente grande dell’economia svedese degli ultimi vent’anni, che ha portato alla privatizzazione “sperimentale” di alcuni ospedali (tra gli ospedali privati c’è anche un centro per le emergenze). Se prima era solo l’élite politica (soprattutto i membri del Riksdag, il parlamento svedese) ad avere accesso alla sanità privata tramite le assicurazioni, ora il paese gode di un mercato delle assicurazioni florido e sano.
In principio l’assicurazione sanitaria privata era prerogativa degli impiegati come parte di un pacchetto di benefici, visto che questo garantiva un accesso rapido all’assistenza sanitaria e quindi un altrettanto rapido ritorno al lavoro. Questa tendenza era facilmente riconoscibile nei servizi, che si basavano fortemente sulle capacità e le conoscenze dei singoli impiegati. Lavorando in Svezia come consulente professionale tra la fine degli anni novanta e il decennio seguente, ho potuto provare e beneficiare personalmente delle assicurazioni sanitarie private tramite la mia attività. Questo genere di assicurazione, largamente disponibile, forniva appuntamenti in giornata con il medico di famiglia o uno specialista. L’alternativa sarebbe stata l’ospedale pubblico e la sala d’attesa nelle ore di punta, o aspettare almeno una settimana prima di poter vedere il medico di famiglia.
Io, che ho avuto esperienza personale di entrambe le alternative, posso dire che differiscono come la notte dal giorno. Mentre i mezzibusti dei media parlavano delle assicurazioni come di una “autostrada” per “i ricchi”, l’effetto netto per la già oberata sanità pubblica fu un alleggerimento della domanda. Come era da aspettarsi da un cambiamento verso il mercato, affidarsi (limitatamente) al mercato della sanità significò un miglioramento per tutti. L’unica eccezione era forse quella dei burocrati, che già prima sfruttavano il potere di controllare direttamente l’assistenza sanitaria.

In Lista d’Attesa
Gli svedesi sostengono di avere una buona assistenza sanitaria e le statistiche in parte lo confermano. Una statistica recente mette la sanità svedese al decimo posto mondiale, esclusi i piccoli paesi, per efficienza. Il sistema di governo decentrato a livello regionale (i governi regionali, che gravano sulla spesa pubblica per il 10-12%, sono principalmente responsabili dell’assistenza sanitaria, i trasporti pubblici e le sovvenzioni culturali) ha sicuramente contribuito, specialmente da quando il sistema nazionale di pagamenti e garanzie approvato nel 1992 ha aumentato le competenze delle regioni, facendo pressione sui politici e le amministrazioni ospedaliere.
Il fatto che una persona su dieci rinunci volontariamente all’assistenza anche quando ne ha bisogno, secondo la relazione dell’autorità normativa Socialstyrelsen (il 3% non era in grado di pagare l’assistenza), avrebbe abbassato la pressione su tutto il sistema sanitario. A questo si aggiunge il fatto che la burocrazia svedese è relativamente efficiente, probabilmente perché il paese è poco popolato e ha una lunga tradizione di trasparenza governativa e di lavoro duro. Perché, allora, non dovrebbe accadere lo stesso nel caso dell’assistenza sanitaria?
Il problema principale ovviamente è dovuto alla pianificazione centralizzata dell’assistenza sanitaria, che sia o meno pianificata a livello regionale “per competenza”. Sebbene l’accesso e la qualità siano garantiti per legge, gli svedesi devono comunque fare la coda per essere visitati. Come si vedrà più sotto, l’attesa può durare giorni o settimane per un medico di famiglia, o alcune (talvolta molte) ore per le urgenze, ma il vero problema sono le visite specialistiche, come quelle chirurgiche, che non di rado impongono liste d’attesa di mesi o anni.
Sui media svedesi si leggono notizie di cattiva assistenza, liste d’attesa lunghissime e morti dovute a queste ultime. Sempre più spesso si nega l’ambulanza ai pazienti gravi per ogni genere di intervento, come ustioni gravi, avvelenamento, infarto del miocardio o emorragia cerebrale.
Il problema delle liste d’attesa in Svezia è citato anche in un articolo altrimenti elogiativo del New York Times. Questo rimane un grande problema, nonostante la “garanzia di un’assistenza sanitaria” (entro novanta giorni). Come in tutti i mercati in cui il consumo è sovvenzionato tramite tariffe artificialmente basse, o inesistenti, la domanda va alle stelle e chi offre il servizio non riesce a garantire l’assistenza.
Le assicurazioni private e gli ospedali (semi-)privati offrono un alleggerimento del sistema che, altrimenti, non resterebbe in piedi. L’effetto netto è un calo della domanda sugli ospedali pubblici, facilitando la vita di molti svedesi. In precedenza l’accesso era più difficile, tranne per chi poteva servirsi di scorciatoie grazie ad amicizie o legami famigliari con medici, infermieri o altro personale ospedaliero. La mia esperienza personale parla di quest’ultimo fatto, anche se gli svedesi che vogliono credere nel sistema lo negano. Il fatto che “conoscere le persone giuste” apra le porte è sicuramente irrefutabile. Ed è un fatto importante in un sistema socializzato.

Una Cronica Carenza di Fondi
Generalmente, e l’articolo del New York Times non è da meno, si attribuiscono tutti i problemi, comprese le attese, ad una “carenza” di fondi. Come notano Jonsson e Banta: “le risorse limitate sono la causa delle liste d’attesa e altre restrizioni”. Media e politici danno la colpa ai “tagli”, ma anche senza questi ultimi i fondi sembrano non bastare mai.
Questo è sintomatico di ogni sistema pubblico: i fondi assegnati non sono, non possono mai essere, sufficienti. Semplicemente ci sono troppi sprechi dovuti alla mancanza di incentivi e prezzi di mercato. Per stare al passo con i prezzi senza controllo (o per costringerli a calare, secondo i punti di vista), chi fornisce l’assistenza sanitaria tende ad impiegare le stesse tecniche usate in altri monopoli pubblici. Queste tecniche possono variare con il tempo e i luoghi, ma tutte equivalgono a sfruttare i buchi di bilancio o ad eludere in qualche modo i limiti del sistema. Tra queste c’è la contabilità “creativa”, che permette di aumentare le entrate dell’ospedale dichiarando trattamenti più costosi del reale. Un trattamento nei libri contabili, e un altro fuori dai libri.
La speranza, ovviamente, è un sistema pianificato centralmente che abbia tariffe basse (contrariamente al mito popolare, l’assistenza sanitaria svedese non è “gratuita”). L’assistenza sanitaria è solitamente di buona qualità. Ma per usufruirne occorrono le conoscenze giuste o le assicurazioni. Le prime garantiscono soltanto un miglioramento relativo, mentre le seconde offrono un contratto di mercato. Non sorprende il fatto che gli svedesi approfittino di questa nuova opportunità per stipulare un’assicurazione sanitaria.

Il futuro: Svezia o Stati Uniti?
I liberal di sinistra tendono ad indicare la Svezia come esempio della bontà dello stato sociale allargato. Non hanno tutti i torti, considerato che la Svezia è un paese che funziona abbastanza bene. Ma è così nonostante lo stato sociale. La sinistra vive nel passato. La Svezia di cui parla sta per un terzo negli anni settanta e per due terzi nella loro immaginazione. Il fatto è che lo stato sociale svedese si sgretolò agli inizi degli anni novanta; fu schiacciato dal suo stesso peso dopo più di venti anni di decadenza.
Il successo della Svezia attuale è in parte un’illusione e in parte una storia di mercato. È una illusione perché anche i paesi a cui viene paragonata sono stati sociali (o, nel caso degli Stati Uniti, uno stato sociale e bellico); essere il meglio del peggio non è qualità reale. E poi è una storia di mercato perché più di vent’anni fa la Svezia ha cominciato ad abbandonare lo stato sociale, intrucendo prezzi di mercato e proprietà privata, “sperimentando” incentivi simili a quelli del mercato per l’assistenza pubblica, e tagliando le tasse.
La Svezia non ha fatto abbastanza, ma sembra andare nella direzione giusta. Cosa importante, tanti altri paesi non vanno nella stessa direzione, e questo spiega le condizioni finanziarie relativamente forti del paese.
Per contro, gli Stati Uniti vanno verso l’immagine progressista distorta che si suppone che sia la Svezia. Mentre la Svezia adotta un sistema che include quella che sembra una vera assicurazione sanitaria, l’America passa da un sistema ibrido, descritto erroneamente come sistema assicurativo privato, a uno completamente pubblico sulle tracce di Obamacare.
källa:P. Bylund/Instituto Mises HispanoTrad. E. Sanna.

Mentre gli Stati Uniti imboccano la via della schiavitù, il mercato sembra conquistare la sanità svedese.
FoF






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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.