L’Italia non è nemmeno un Paese per vecchi.
Oggi i pensionati sono in fuga insieme ai giovani. Per l’Istat
sono 473mila gli over 60 che vivono all’estero. Gli ultimi a
partire lo fanno soprattutto per motivi economici. Nel nostro Paese un
pensionato su due prende meno di mille euro al mese. E così fa le valigie
chi non vuole rinunciare allo status di un tempo. Chi altrimenti dovrebbe
trasferirsi a casa del figlio per arrivare a fine mese. Chi è deluso dalla politica,
dallo sfacelo dell’economia, dalla maleducazione delle persone. Chi è in
cerca del benessere, lontano da ansie e stress e
possibilmente al caldo. Chi dopo la morte del coniuge non ce la fa più a
frequentare i soliti luoghi. Costa Rica, Thailandia, Filippine,
Colombia, Brasile e Cuba dove, secondo l’Inps, i pensionati
italiani da 20 nel 2010 sono passati a 70 dopo l’apertura delle frontiere a
gennaio 2013. E ancora Panama, Canarie, Tunisia, Marocco, Capo
Verde, Kenya e Bulgaria sono le mete di ritiro più gettonate
nell’ultimo anno. Le nuove terre di residenza dove qualcuno desidera perfino
essere seppellito.
La gentilezza della Thailandia – “Qui la gente è
gentile e ti saluta per strada”, dice Antonio Mammato, 65 anni, che due anni fa
ha salutato la costiera amalfitana per trasferirsi a Phuket, in Thailandia
(dove vivono 350 pensionati italiani, cioè 200 in più rispetto a tre anni fa).
Il senso di sicurezza che avverte per strada lo fa respirare: “Posso lasciare
il motorino con il casco nelle zone più affollate e nessuno me lo ruba”. Ingegnere
ed ex dipendente comunale: “Ho chiuso lo studio dopo la morte di mia moglie
nel 2001. Per ora vivo di risparmi ma sono in attesa della pensione Inpdap,
mille euro netti al mese: qui è lo stipendio di un dirigente!”. Antonio vive in
un monolocale di fronte all’università, per l’affitto spende cento euro
al mese, più 15 euro circa per le bollette, e giura: “La stanza mi serve
solo per dormire, il resto del giorno lo passo fuori. Il clima è sempre bello”.
E dell’Italia dice: “Sembra un formicaio impazzito. Io non voglio più
vivere così”. In Thailandia si può permettere di tutto: “Pago 1,20 euro per un
pasto, 2,50 per una camicia e 4/5 per un paio di pantaloni. E 200 euro di tasse
all’anno. Ho una bella macchina e vivo nel quartiere più esclusivo
dell’isola”. Se fosse rimasto in Italia non avrebbe potuto mantenere lo
stile di vita di quando lavorava. Anche la compagnia non gli manca. “Ho
tanti amici italiani”.
Come Giovanni Giurlanda, 62 anni, di Padova, ex
impiegato di banca, dal 2006 in Thailandia. “Sono partito perché non
sopportavo l’idea di starmene da solo con le mani in mano”, racconta Giovanni,
divorziato dal 2002. Cosa fa in Thailandia adesso? “Vivo! Ho scoperto
uno stile semplice e più naturale: vado in spiaggia e a pescare
quasi tutti i giorni, gli abitanti vivono alla giornata e ti trasmettono molta
serenità”. Giovanni prende duemila euro di pensione. Si è comprato una casa
dove abita con la sua nuova compagna. “Un altro motivo per cui me ne sono
andato dall’Italia è l’arroganza delle persone, la poca serietà dei
politici e la situazione che non si smuove. Ero stanco di tutto questo,
davvero”.
Al sole di Tenerife – La signora Elena, toscana di
nascita, nella vita precedente faceva la stilista a Milano. Poi tre anni
fa ha voltato pagina, a Tenerife. Oggi studia spagnolo e sta all’aria
aperta con le amiche. Perché ha fatto le valigie? “Non per soldi. In Italia
soffrivo di mal di schiena. Qui mi sono ripresa: il microclima delle Canarie
mi aiuta sia fisicamente sia psicologicamente. Poi, mi creda, non ho più potuto
assistere al degrado culturale, alle piccole industrie che chiudevano a
favore delle grandi catene. Ai governi vergognosi. È stato troppo umiliante”.
Quali sono i vantaggi dell’isola? “Il clima, caldo e non piovoso tutto
l’anno, e il fatto di essere nell’Unione Europea con un’impostazione da
Paese nordico: burocrazia e sanità efficiente, ordine, pulizia,
ambiente curato. Mi fa sentire rispettata”. Pensa di rientrare in Italia?
“Mai. Neanche nella tomba. Voglio essere seppellita qui”.
Anche in Costa Rica, dopo un pagamento mensile in
base al reddito (massimo cento euro), si ricevono le cure completamente gratis.
Mentre in Belize, altra nuova meta di ritiro, i vantaggi fiscali vanno
dal rimborso di tutte le spese necessarie per il cambio di residenza, allo
sconto del 50 per cento su tutte quelle di soggiorno temporaneo sostenute prima
di acquistare o affittare una casa, sulle assicurazioni mediche e i biglietti
aerei. E a Panama – aggiunge – per chiunque abbia una pensione
governativa o corporativa di almeno 700 euro al mese la residenza è quasi
automatica”.
“In Tunisia vita da re per chi non ha problemi di salute”
– Adriano Martelli, 66 anni, ex infermiere, si è rifatto una vita in Tunisia,
raggiunta quattro anni fa. Con la sua pensione, da 900 euro, a Torino si
era dovuto trovare un secondo lavoro per sopravvivere. “Da quando sono qui ho
guadagnato quindici anni. Non ho mai preso un raffreddore, e ho smesso di
prendere le pastiglie per gastrite, mal di testa e pressione,
non ne ho più bisogno”. Ha scelto questo Stato perché ci abitavano già
degli amici. “Alla fine del mese in Italia non mi rimaneva più niente:
400 euro per un monolocale da 30 metri quadri, poi le bollette e le
spese per la macchina”.
A Susa, città turistica tunisina, ha preso in affitto
un piano di una casa sul mare: oltre cento metri quadrati, arredato, per 260
euro al mese. E ne spende altri 150 per cibo e detersivi. “Vivo
con poco più di 400 euro al mese e faccio una vita da re: ho la donna delle pulizie,
otto telefoni cellulari (il prezzo è di circa 20 euro l’uno), una tv,
faccio shopping e vado al ristorante almeno due volte alla
settimana. Un pasto mi costa circa cinque euro”. Adriano in Tunisia non ha più
bisogno dell’auto. “Mi muovo con i pulmini pubblici: si fermano
dove vuoi tu, basta alzare la mano. Il biglietto non costa neanche 50
centesimi. Anche i taxi sono economici: un euro per sette chilometri”. Unico
neo: la sanità. “Le strutture sono fatiscenti. Consiglio di venire qui
soltanto a chi non ha problemi di salute”.
Nel 2013 l’Inps ha registrato 250 pensionati
residenti in Tunisia, quasi cento in più rispetto al 2010. Renato Fortino è
socio dell’agenzia “Case in Tunisia”, nata nel 2008, che si occupa di assistere
in loco chi è intenzionato a stabilirsi nel Paese (dal permesso di soggiorno al
trasferimento della pensione, apertura del conto in banca fino ai corsi di
francese e arabo). “Nel 60 per cento dei casi si tratta di pensionati che in
Italia prendono dai 500 ai 600 euro al mese, reddito che una volta trasferito
in Tunisia è lordo e di questo l’80 per cento è defiscalizzato, mentre
la base imponibile è solo sul 20 per cento del rimanente (pari a circa il 6/7
per cento). Questo target cerca case in affitto da 180 a 230 euro al
mese, di solito con una camera da letto e salone. Ma non ci sono
solo i piccoli pensionati – precisa Fortino – Abbiamo seguito anche ex
medici, direttori di banca, imprenditori, dirigenti
statali, che qui lievitano il loro potere di acquisto. Ultimamente arrivano
italiani di mezza età tagliati fuori dal mercato del lavoro che qui
provano a reinventarsi: dal maestro di tennis all’istruttore cinofilo e
psicologo”.
Nel frattempo Franco è diventato referente per Mollotutto
e quasi ogni settimana accoglie gruppi di pensionati che vengono qui per un
sopralluogo. “La mia mail è franco.tenca@alice.it. Pubblicatela pure!”.
Franco vive con la nuova moglie, una signora bulgara della sua età, in un
appartamento in centro di 50 metri quadri, che gli costa al mese 20 euro di
affitto: “Mia moglie è inquilina dai tempi del regime comunista e il
canone è rimasto uguale”. Altrimenti per un alloggio arredato della
stessa superficie si spendono 200 euro. Cinquanta euro in più per 80 metri
quadrati. Per le bollette? “40 euro al mese di elettricità e 12
per l’acqua. Qui non c’è il gas, abbiamo il boiler e il piano di cottura
elettrico”, spiega Franco. E la spesa? “300 euro al mese per due
persone. Anche il fisco non strozza: circa il 18 per cento di tasse e il
sei per cento se sei pensionato”. Risultato: “Oggi vivo da nababbo e non
più da barbone come in Italia, dove al venti del mese ero costretto ad
attingere ai risparmi, che a forza di fare così sarebbero finiti alla svelta”.
Svantaggi? “La lingua, ma la gente è cordiale e appena può ti aiuta, mi
ricorda gli italiani negli anni ‘60 e ’70”.
La Bulgaria è entrata nell’Unione europea nel 2007 ma non ha adottato l’euro: “La moneta è il lev e vale quasi due euro”, risponde Franco alle decine di pensionati che gli continuano a scrivere.
Tornerà a Lecco prima o poi? “Assolutamente no. Voglio che le
mie ceneri siano gettate nel Mar Nero”.
La Bulgaria è entrata nell’Unione europea nel 2007 ma non ha adottato l’euro: “La moneta è il lev e vale quasi due euro”, risponde Franco alle decine di pensionati che gli continuano a scrivere.
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