Ma io, Franco, niente neve. Quanto la desideravo,quella
soffice,bianca,meravigliosissima neve…così,un giorno di febbraio del 1900 etc.
etc,mia madre decise di portarmi per una settimana da lo zio Giovanni (cosa che
facevamo solamente d`estate e mai d`inverno, causa il freddo boia), zio
Giovanni decise di portarci a Tagliacozzo, in Abruzzo,un paesino molto carino e
caratteristico.Solo una ventina di chilometri, -andiamo a farci un bel giro-
disse lo zio Giovannii. E VABBÈ,a
Tagliacozzo c’eravamo già stati …ma d’estate.
A quei
tempi le previsioni del tempo le dava il colonnello Bernacca. Poverino,lui
faceva del suo meglio, altri strumenti...altri tempi...insomma non erano così
dettagliate come oggi, per cui lo zio Giovanni non poteva avere la minima idea
che, all’arrivo, avremmo trovato…neve.
Neve, e ancora, NEVE!
Neve, e ancora, NEVE!
E chi
l´aveva vista mai se non in sogno. Il selciato delle strade era coperto da un
velo ghiacciato, sdrucciolevole sotto i mie mocassini con le suole in pelle di
bufalo, leggerini e pò troppo scoperti.
Mammamia,
che emozione strana e bella scivolare un pò,con quel freddo pungente che
penetrava nel corpo, bloccando la circolazione…Ma la felicità
c`era,eccome,quella infantile, inebriante e vera.
Che
senzazione la fontana in piazza con le cannelle dell`acqua …congelate in
volo! Ghiaccio dappertutto, inverno romano. Avrei voluto restare almeno fino a sera
ma mia madre fu inrevomibile.-Per carità, fa troppo freddo,torneremo,ti
metterai i pantaloni pesanti,gli scarponi,ed una sciarpa di lana-. Inutile
dire che non saremo più tornati d’inverno-.
Adesso che la neve è solo una grande rottura di palle, vorrei ancora un pò di quel sogno infantile, di quella mancanza di cinicismo…Insomma la taglio quì...Si invecchia punto,ecco, mannaggialapaletta, non mi resta che andare a spalare la neve.