giovedì 15 aprile 2010

Pensate di togliervi la vita…e sceglieta la Svezia per farlo?(non fatelo le code sono troppo lunghe...)

 

Se state pensando di togliervi la vita e cercate conforto telefonando ad una linea di aiuto notturno, potrebbe capitarvi che mentre spiegate la vostra depressione, il sacerdote dall’altra parte si addormenti e cominci a russare.
E’ successo in Svezia.L’aspirante suicida aveva chiamato i servizi di emergenza alle due del mattino del venerdì santo, dicendo che si sentiva “psicologicamente instabile“.la sua telefonata è stata trasmessa ad un pastore della Chiesa di Svezia. Circa cinque minuti dopo la chiamata, l’uomo tormentato, di 44 anni, ha avuto la sensazione di stare a parlare a se stesso

RESPIRO PESANTE - “Ho pensato che forse dall’altra parte della cornetta, qualcuno stesse prendendo appunti, così ho chiesto: “Sta prendendo appunti?’” ha riferito l’uomo al quotidiano locale Barometern.”Potevo sentire il suo respiro pesante, prima che si svegliasse”. Ma, secondo l’uomo,il periodo vigile del pastore non durò a lungo. Dopo qualche altro frustrante minuto senza risposta da parte del sacerdote, l’uomo riattaccò. Fece quindi un altro tentativo per cercare una guida spirituale, ma venne messo in coda. Dopo aver atteso per dieci minuti, riattaccò per la seconda volta. Fortunatamente, la (non)risposta del pastore ai suoi guai modificò l’umore dell’uomo che da depresso diventò piuttosto arrabbiato e abbandonò tutti i propositi suicidi.

RECIDIVI - Questa settimana l’uomo ha pure parlato con il giornale Kalmar: “Non è accettabile che un prete si addormenti nel bel mezzo di una chiamata, questo non dovrebbe accadere quando si chiama in cerca di aiuto. Mi sentivo male e volevo uccidermi, ma sono riuscito a fare la telefonata. Sono molto deluso“. Monica Eckerdal Kjellstroem, che coordina le Attività di Servizio all’interno dei Pastori della Chiesa di Svezia, pur esprimendo rammarico per l’accaduto ha spiegato che non è la prima volta che succedono queste cose.”Questo genere di episodi non dovrebbero accadere mai, ma può succedere che la gente chiami e poi denunci che i pastori si sono addormentati“, ha affermato al The Local.se. E ha promesso di licenziare chiunque, in futuro, non riesca a stare sveglio abbastanza a lungo per aiutare chi chiama.
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(La perfetta organizazione svedese,anche per chi vuole suicidarsi...)

mercoledì 14 aprile 2010

Ett nytt land utanför mitt fönster (Una nuova nazione fuori la mia finestra.)



Lo scrittore immigrato (invandrarförfattare)

La difinizione invandrarförfattare,è stata associata a quella di
un autore nato al di fuori dei confini svedesi, solitamente senza legami
parentali con il paese e che scrive nella lingua locale

Un esempio calzante è rappresentato dal greco Theodor Kallifatides.
Nato nel 1938 a Molai, un piccolo paese del Peloponneso, Kallifatides
emigra in Svezia nel 1964 senza sapere una parola di Svedese non approfitta dei corsi di svedese per immigrati, e mentre “pela” montagne di patate in un ristorante di Stoccolma legge Fröken Julie (la signorina Giulia) la tragiedia di August Strindberg munito di un vocabolario Svedese-Greco, dopo due anni trascorsi a lavorare appunto come “pela patate”e “lavapiatti” viena assunto dale poste svedesi come portalettere oramai ha inparato lo svedese non certo quello che si insegna ai corsi per immigrati.( svenska för invandrare),così riesce a completare gli studi universitari ed inizia subito ad insegnare filosofia pratica presso la stessa Università. Alla fine degli anni Sessanta, inizia la sua attività letteraria. Scrittore prolifico che ha sempre preferito usare la lingua svedese, Kallifatides è stato il primo autore a descrivere in maniera compiuta l’esperienza dell’immigrato in Svezia,

l’incontro/scontro con una cultura straniera radicalmente diversa dalla propria e la nostalgia per la terra d’origine. Alfiere di un’intera generazione (la mia), Kallifatides ha rappresentato per anni il prototipo dell’invandrarförfattare,che, linguisticamente assimilato alla nuova patria,
ne descrive la realtà dall’interno e tuttavia con lo sguardo “dell’altro”, dello straniero con un retroterra culturale diverso che ne caratterizza, appunto,la prospettiva di osservazione.

Nel 2000, è stato nominato dal governo svedese Professore Emerito,con la seguente motivazione: Per il grande contributo dato alla letteratura svedese.
Theodor Kallifatides ha anche lavorato come capo redattore della rivista letteraria Bonniers, è stato direttore dell'Istituto ellenico, Presidente del Club svedese Pen e ora fa parte come supplente del consiglio d`amministrazione della televisione svedese (Sverige Radio). Theodor mantiene i colloqui su temi quali appuntamenti culturali, leadership, etica e morale e lo fa con grande fantasia e un notevole umorismo.


PS:Vi consiglio di leggere:Ett nytt land utanför mitt fönster (Una nuova nazione fuori la mia finestra.)Tack Theo !

Theodor Kallifatides är en av Sveriges mest kända författare, och utnämndes år 2000 av regeringen till professor ”för ett storartat författarskap”. Han har givit ut ett trettiotal böcker och fått mängder av litterära utmärkelser. Theodor är född i Grekland, kom till Sverige 1964 utan att kunna ett ord svenska, och började arbeta som potatisskalare för att två år senare börja undervisa i praktisk filosofi vid universitetet. Han hade då lärt sig svenska, men absolut inte via svenskkurser för invandrare, utan genom att läsa Fröken Julie med ett lexikon. Sin första mening på svenska sa han vid en kräftskiva: ”Det tycks mig som om vi samtliga voro berusade”. En kanske något Strindbergsk version av språket.

Theodor Kallifatides har även arbetat som chefredaktör för Bonniers Litterära Magasin, direktör för Grekiska Institutet, ordförande för Svenska PEN-klubben och nu som suppleant i Sveriges Televisions styrelse. Theodor håller sina föredrag om ämnen som kulturmöten, ledarskap, etik och moral och gör det med stor inlevelse och en ansenlig portion humor.

martedì 13 aprile 2010

Oggi voglio farvi conoscere Jan Guillou. (Janne)

 
Oggi voglio farvi conoscere (per chi ancora non lo conosce) Jan Guillou, nato a Södertälje nel 1944 dove ancora vive (ad un tiro di schioppo da casa mia) Janne come lo chiamano gli amici è uno scrittore e giornalista svedese figlio di immigrati. Le sue opere più famose sono romanzi di spionaggio che hanno come protagonista l'agente segreto svedese Carl Hamilton, oltre ai quattro libri del "romanzo delle crociate", basati sulle vicende del Templare Arn Magnusson e dei suoi discendenti.

Io oggi voglio consigliarvi di leggere un suo libro "Ondskan", bestseller in Svezia, edito in Italia come "La fabbrica del male", da cui è stato tratto il film "Evil - Il ribelle", del regista Mikael Håfström candidato agli Oscar 2004 per la Svezia come Miglior Film Straniero.


Il racconto si svolge in Svezia, primi anni Sessanta: l'adolescente Erik è vittima di un padre sadico e violento che lo picchia a sangue sistematicamente al minimo pretesto e di una madre succube e rassegnata. L'allenamento a sopportare il dolore rende Erik un duro, apparentemente freddo e calcolatore, capo di una banda di bulli che organizza attività illecite nella scuola e nel quartiere. Ma la situazione precipita ed Erik viene espulso dalla scuola. Prima che il padre venga a conoscenza dell'accaduto e scateni l'inferno, la madre riesce a mandare Erik in un collegio privato, che però si rivela un ambiente brutale e razzista, retto da un sistema di regole che eguagliano in sadismo quelle paterne: nonostante i sogni di Erik di lasciarsi alle spalle il male distruttivo che ha finora segnato la sua vita, la spirale della violenza non sembra avere fine...

Spietata analisi di una "famiglia che uccide", duro atto d'accusa contro un intero sistema scolastico e sociale e straordinario romanzo di formazione, letto da milioni di lettori e adottato in centinaia di scuole svedesi, "La fabbrica del male" è un romanzo intenso e sofferto, in parte autobiografico, che pone un interrogativo morale che non può non avvincere tutti i lettori del mondo d'oggi: è lecito l'uso strumentale della violenza per sconfiggere il male?
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PS: Ai nuovi immigrati consiglio di leggerlo in lingua svedese (originale)non solo è molto più bello ma vi aiuterà a capire molte sfumature... (nyanser...)

martedì 6 aprile 2010

Quando la Svezia perse la sua “innocenza”



La Svezia perse la sua “innocenza” in una fredda sera d`inverno in Sveavägen una delle principali arterie di Stoccolma è un venerdi esattamente il 28 febbraio 1986 .
Il primo ministro svedese Olof Palme è uscito da pochi minuti accompagnato dalla moglie Lisbet dal cinema Grand dove ha assistito alla proiezione del film i Fratelli Mozart del regista Suzanne Osten.

Nella Svezia di quegli anni le scorte non hanno ragione di esistere,del resto lui non si è mai preuccupato della sua sicurezza personale, il suo numero telefonico è registratoto nella guida telefonica di Stoccolma. Nelle sere d`inverno non rinucia alla sua passeggiatina dopo cena nei vicoli della città vecchia(gamla stan) dove abita da tanti anni con la moglie Lisbet,mentre d`estate non è raro incontrarlo mentre “scorazza” in bicicletta per il centro di Stoccolma.
Un episodio accaduto qualche anno prima è restato famoso. L’auto ministeriale che stava portando Palme all’aeroporto Arlanda di Stoccolma si blocca per un guasto meccanico a pochi chilometri dalla meta. Il primo ministro non ha alternative: o perdere l’aereo o cercare di raggiungere l’aeroporto facendo l’autostop. Optò per la seconda soluzione.

Sono intanto passate da poco le 23. È una notte buia, tipica del rigido inverno di Stoccolma. I coniugi Palme hanno da poco salutato il figlio Mårten e la fidanzata.

Mentre sono indecisi se fare a piedi il tratto di strada che conduce alla loro abitazione o prendere la metropolitana come hanno fatto nel tragitto di andata, un uomo si rivolge al primo ministro. Palme si volta d’istinto. Lo sconosciuto spara a bruciapelo alcuni colpi di pistola contro il premier. Uno dei proiettili ferisce di striscio sua moglie. Per un attimo Palme guarda in faccia il suo assassino, poi si accascia al suolo. Lisbet urla disperata e chiede aiuto. Il killer lascia indisturbato il luogo del delitto. Palme muore poco dopo in ospedale. Aveva 59 anni.

Fin qui la scena del delitto politico - il killer è tuttora sconosciuto - che sconvolse la Svezia nel 1986 e che spezzò la “terza via” tra capitalismo e comunismo che stava praticando la società svedese guidata da Palme.

Palme era un leader molto amato e molto odiato in patria (ma anche all’estero) per le caratteristiche radicali della sua politica. Era diventato premier nel 1969 raccogliendo il testimone di Tage Erlander. Sconfitto poi nelle elezioni del 1976 era tornato a guidare il governo nel 1982 ed era ancora primo ministro quando fu ucciso nel 1986. Basta ricordare alcune scelte politiche della Svezia nel periodo di Palme per capire la qualità della sua “terza via” sul fronte internazionale: no alla guerra in Vietnam (pagata con la temporanea rottura dei rapporti diplomatici tra Stoccolma e Washington), sostegno ai movimenti di liberazione nel Terzo mondo e di quelli democratici in un’Europa che fino a metà dei Settanta aveva regimi fascisti ad Atene, Madrid e Lisbona, contrasto dell’espansionismo sovietico, ferma posizione anti-riarmo in Europa dei primi anni Ottanta, mediazione nei conflitti internazionali su mandato dell’Onu (come nel caso della guerra Iran-Iraq iniziata nel 1980). In politica interna si assistette negli anni di Palme a uno sviluppo senza precedenti del peculiare welfare che fece parlare di un “modello svedese” a cui guardare ammirati.

Vi consiglio di leggere l`ultimo libro di Monica Quirico Olof Palme e il socialismo democratico Questo libro traduce per la prima volta in italiano testi e discorsi di Palme. Da qui la sua utilità perché va a riempire il buco nero dell’editoria politica italiana rispetto a uno dei personaggi più originali della storia della socialdemocrazia europea. Basti citare un episodio che lo vide protagonista.

Nel Natale del 1972, appresa la notizia del bombardamento della città di Hanoi da parte degli aerei americani B52, Palme decide di rendere pubblico un comunicato del suo governo leggendolo alla radio (il testo è riportato nel libro): «Non ci sono ragioni militari per i bombardamenti. Fonti militari a Saigon negano che fossero in corso preparativi in questo senso da parte dei nordvietnamiti. I bombardamenti non si possono neppure attribuire alla rigidità nordvietnamita al tavolo delle trattative. L’opposizione agli accordi dello scorso ottobre a Parigi, come fa notare il New York Times, viene soprattutto dal presidente Thieu di Saigon. Quello che invece si fa concretamente è colpire una nazione e un popolo per umiliarli e costringerli a sottomettersi al linguaggio della forza. Per questo, i bombardamenti sono un crimine. Nella storia ce ne sono stati molti. E spesso hanno dei nomi: Guernica, Oradour, Baij Jar, Ridice, Sharpeville, Treblinka. La violenza ha trionfato in quelle occasioni. Ma il giudizio del mondo si è abbattuto duramente su chi ne porta le responsabilità. Ora c’è un altro nome da aggiungere alla lista: Hanoi, Natale 1972».

Chi uccise Palme in quella tragica notte d`inverno forse non lo sapremo mai, ma tutti noi capimmo che il nostro modo di vivere sarebbe cambiato radicalmente ed anche in fretta in coseguenza che la Svezia aveva perso per sempre la sua innocenza,in quella fredda notte d`inverno del 28 febbraio 1986

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.