Nel 2014 sono arrivati 100 mila nuovi immigrati. La crescita
dei Democratici svedesi e le debolezze del welfare state
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Non toccare la mia moschea |
Da mesi l’immigrazione è al centro del dibattito elettorale, sulle politiche di accoglienza si sono decise le ultime elezioni e un partito xenofobo, i Democratici svedesi, è l’ago della bilancia nel Parlamento di Stoccolma ed è quasi riuscito pochi giorni fa a far cadere il traballante governo di minoranza del socialdemocratico Stefan Löfven.
Il primo attacco contro una moschea svedese, quella di
Eskilstuna, a ovest di Stoccolma, è avvenuto il giorno di Natale. Qualcuno ha
dato alle fiamme l’edificio mentre dentro c’era una ventina di persone, cinque
sono rimaste ferite o intossicate dal fumo. Testimoni hanno detto che un uomo
ha gettato un oggetto incendiario contro la moschea. Il secondo attacco
incendiario è avvenuto lunedì a Eslöv, nella punta sud del paese. Il terzo è
stato quello di Uppsala. I tre attacchi sono simili, ravvicinati, sembrano il
frutto di un unico piano, ma sono avvenuti in tre zone distanti del paese, e
potrebbero essere opera di persone diverse.
Fino a oggi, la Svezia è stato il paese più accogliente
d’Europa. E’ quello che riceve più immigrati per abitante, e Stoccolma si è
sempre fatta vanto del suo modello di accoglienza e integrazione. Ma ora, con
il numero degli immigrati in aumento continuo e il sistema del welfare state
che inizia a mostrare la corda, questo modello si sta sgretolando.
Si stima che nel 2014 siano arrivati in Svezia circa 100
mila immigrati, non erano mai stati così tanti, e il record di arrivi ormai
viene battuto ogni anno. La Svezia, ha scritto il Financial Times citando una
statistica del 2013, è ancora tra i pochissimi paesi europei in cui la
maggioranza della popolazione, il 60 per cento, approva il modo in cui il
governo gestisce la questione dell’immigrazione. Ma il 65 per cento degli
svedesi considera l’immigrazione un pericolo o una preoccupazione, e questa
statistica è andata crescendo negli anni man mano che il modello svedese del
welfare state mostrava segni di debolezza, la crisi economica iniziava a
mordere anche Stoccolma e l’accoglienza degli immigrati diventava un peso che
lo stato faceva sempre più fatica a sostenere. Un partito xenofobo che fino a
qualche anno fa era considerato neonazista, quello dei Democratici svedesi, ha
iniziato a guadagnare consensi con la promessa di ridurre del 90 per cento
l’immigrazione nel paese, e il suo segretario, Björn Söder, è stato tanto abile
a manipolare il discorso pubblico da aver costretto gli altri partiti
all’inseguimento.
Oggi il tema politico principale in Svezia è l’immigrazione.
Sull’immigrazione è caduto Fredrik Reinfeldt, l’ex premier di centrodestra che
ha perso le elezioni di settembre nonostante i suoi ottimi successi in campo
economico. Sull’immigrazione ha rischiato di cadere il suo successore, il
socialdemocratico Löfven, che guida un governo di minoranza e che a dicembre
ha indetto delle elezioni lampo dopo che la sua legge sul budget, grazie
all’intervento dei Democratici svedesi, non era passata in Parlamento. La crisi
è rientrata in extremis pochi giorni fa, ma se le elezioni si fossero tenute i
Democratici svedesi, che già oggi hanno il 13 per cento dei consensi, sarebbero
cresciuti ancora arrivando, secondo i sondaggi, al 18 per cento. I leader dei
Democratici svedesi, che pure hanno condannato gli attacchi alle moschee, di
solito prendono di mira gli immigrati musulmani, ma di recente Söder ha detto
in un’intervista che anche gli ebrei non saranno mai veri svedesi a meno che non
abbandonino la loro identità religiosa (poi ha detto di essere stato
frainteso), e il suo partito ha presentato in Parlamento una proposta di legge
per vietare in Svezia la circoncisione non medica.
Alice Bah Kuhnke,ministro della Cultura e della democrazia |
Dopo queste uscite,
puntualmente i politici degli altri partiti fanno dichiarazioni di condanna, ma
poi inseguono e si muovono con proposte sempre più dure contro immigrati e
stranieri.
Ieri a Uppsala c’erano centinaia di persone in piazza contro gli attacchi alle moschee. Molti si chiedevano che fine avesse fatto il modello di solidarietà svedese.
källa: il foglio