mercoledì 4 agosto 2010

Elezioni svedesi, vietate ai deboli di cuore.

 

Come tutti sapete la Svezia,è uno dei paesi più progressisti d'Europa e del mondo, tra un mese andremo alle urne per il rinnovo del parlamento. L'esito è, estremamente incerto. L'unica certezza è che, la destra populista euroscettica ed anti-islamica guadagnerà parecchio, conferma di un trend che sta prendendo piede un po' in tutta l'Europa Settentrionale (vedi Norvegia,Danimarca e Finlandia).

Ma rimaniamo in Svezia, la maggior potenza della Scandinavia. Come ho già detto la prima settimana di Settembre ci recheremo alle urne a quattro anni dalla sorprendente sconfitta dei Social-Democratici che ha portato al potere la coalizione quadri-partitica di Fredrik Reinfeldt composta da “Partito Moderato”, “Partito di Centro”, “Partito Liberale” e “Partito Cristiano-Democratico”. I Social-Democratici, che avevano governato quasi ininterrottamente il paese dal 1936 (salvo due brevi interruzioni '76-82 e '91-'94) si ritrovavano schiaffati all'opposizione e al minimo storico in termini di voti (35%). I litigi nella variopinta coalizione di Reinfeldt e la crisi economica che ha messo in ginocchio i due colossi automobilistici del paese, Volvo e Saab, sembravano indicare una facile vittoria per la coalizione “Rosso-Verde” tra Social-Democratici, Verdi e “Sinistra” guidata dall'ex ministro del lavoro Mona Sahlin. Così però non è, la coalizione della Sahlin ha infatti un vantaggio minimo sull' “Alleanza” di Reinfeldt, ed addirittura potrebbe non avere la maggioranza in parlamento a causa del “terzo incomodo”, ovvero il leader populista euro-scettico ed anti-islamico Jimmie Akesson. Se il partito di Akesson, “Svezia Democratica” superasse lo sbarramento del 4% (ed i sondaggi sono abbastanza concordi sul fatto che lo passerà, specie dopo i tumulti di Malmö causati dalla comunità islamica) la Sahlin non avrebbe la maggioranza in parlamento e Reinfeldt potrebbe raggiungere un accordo di “appoggio esterno”, simile a quello attuato dai Rasmussen in Danimarca con il “Partito Populista” di Pia Kjærsgaard(formazione euro-scettica ed anti-islamica). Il problema per i “Rosso-Verdi” sembra proprio essere Mohna Sahlin, incapace di catalizzare il malcontento della popolazione ed assai meno popolare di Reinfeldt (se ci fosse l'elezione diretta del premier Reinfeldt vincerebbe 60 a 25). La Sahlin paga alcune questioni del passato (nel '96 quand'era vice-premier rimase coinvolta in uno scandalo simile a quello dei rimborsi inglesi) ed il fatto di essersi ritrovata leader praticamente per sbaglio dopo il ritiro della grande favorita della vigilia, Margot Wallstrom. I Social-Democratici come partito continuano a non superare la soglia del 34-35%, ed i consensi persi dalla maggioranza vengono intercettati esclusivamente dai Verdi in grande spolvero (8-10% secondo i sondaggi) o dalla destra radicale.
Altri due patemi che non fanno dormire la Sahlin e Reinfeldt sono i due alleati minori, ovvero il “Partito Cristiano-Democratico” a destra, ed il “Partito della Sinistra” nel lato mancino, i quali sono in forte ribasso nei sondaggi e potrebbero non passare lo sbarramento. Se uno dei due alleati minori delle coalizioni uscisse dal Parlamento, la sfida sarebbe chiusa, ma l'ingresso o meno delle due formazioni al parlamento si gioca sui decimali. Insomma, una partita quella per Stoccolma che sembrava chiusa ma che le numerose incognite in campo hanno clamorosamente riaperto con un finale che si preannuncia mozzafiato ed assolutamente vietato ai deboli di cuore.

(vagabondo)
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.