Che la Svezia non è più la terra promessa di quando sono arrivato io nel lontano 1965 (visto ragazzi che memoria…?) è un dato di fatto ma una cosa la devo riconoscere, sta uscendo dalla crisi che attanaglia tutta l`Europa a dir poco ”alla grande”: prima con i sacrifici (di tutti noi…) e poi le le giuste riforme.Sanità, scuola, pensioni, privatizzazioni: in poche parole è cambiato tutto. Le tasse sono altissime (vorrei non pensarci almeno fino a dicembre…) ma il bilancio è in pareggio e il Pil vola come non mai.
Oggi del modello socialdemocratico non resta più molto, tutto fu cambiato agli inizi degli anni _90, sotto i colpi di una crisi tremenda. La corona crollò nel 92 ancora prima della lira. Il sistema bancario venne investito da un autentico tsunami (oggi materia di studio nelle scuole…)Ancora anni di duri sacrifici. Fino al 2009 quando l’economia è scattata come una molla con una crescita del 6% (scende quest’anno al 4,5) mentre il tasso di disoccupazione è tornato dal 10 al 7 per cento. Miracolo?
Ma che, il paese è protestante quindi la gente non crede alle indulgenze e non abbiamo santi cui votarci. Abbiamo tirato la cinghia, tutto qui. Le pensioni sono state riformate fin dalla metà degli anni_90. La vecchiaia scatta a 65 anni (si fa per dire...), l’anzianità a 61, ma si può lavorare fino a 67. Il sistema è flessibile, articolato su tre livelli: una pensione base minima, una pensione integrativa pubblica e una integrativa privata (aziendale, professionale o un fondo assicurativo personale). L’indennità è collegata alla media degli stipendi percepiti nella propria vita lavorativa e nell’insieme può arrivare a coprire i due terzi. Il mercato del lavoro è molto reattivo e i giovani trovano lavoro. Quindi, è più facile finanziare il sistema previdenziale. I tagli alla sanità hanno creato i maggiori problemi, anche per la rigidità del sistema statale che provoca lunghe liste d’attesa. Le relazioni sindacali sono molto buone, tutto il casino fatto dai sindacati italiani riguardo le modifiche decise da Marchionni; in Svezia farebbe ridere. Guarda caso alla VOLVO funziona allo stesso modo da anni siamo tutti stupiti da tutto il can can sulle modifiche decise dalla Fiat. Alla Volvo funziona allo stesso modo. Con qualche inmancabile mugugno , ma niente sceneggiate napoletane né tragedie greche. Del resto il contratto aziendale è uguale in tutta la Svezia mentre molte condizioni lavorative (pause, orari) vengono negoziate regolarmente in fabbrica. . Tutti pagano le tasse con una pressione fiscale che supera la metà del reddito , anche se nessuno è contento (io per primo…). il lavoro nero esiste anche qui, ma rimane entro limiti fisiologici. Qualche furbetto si rifugia in Svizzera come Ingvar Kamprad il patron di Ikea vestito come uno straccione è tra gli uomini più ricchi al mondo. Un comportamento apertamente criticato da tutti, ma in fondo tollerato come fosse un tacido accordo, con quell fare tutto svedese, che chiude un occhio purché la regola non cambi. In Svezia, del resto, non siamo più i cantori dell’innocenza perduta, ma i sacrifici noi li abbiamo fatti e hanno portato frutti. L`immigrazione rappresenta un decimo della popolazione, qui purtroppo nascono i conflitti maggiori. Molte ragazze musulmane vanno ancora in giro coperte. In famiglia la legge svedese non entra,si segue solamente la Legge Coranica. La popolazione di Malmö è composta per ca.il 40% da immigrati soprattutto islamici. Sul ponte che collega la Svezia alla Danimarca è tornato il controllo dei passaporti. Sale un’onda preoccupante di xenofobia che alimenta movimenti populisti e di estrema destra vedi: Democratici Svedesi (in svedese: Sverigedemokraterna) sono un movimento politico di matrice nazionalista, molto attivo negli ultimi anni tanto da guadagnarsi 20 seggi in Parlamento nelle ultime elezioni. Continue tensioni provocano scoppi di violenza nei ghetti come Rosengård, celebre per aver dato i natali a Zlatan Ibrahimovic.Questo è il mio “quadro” chiaro e limpido della Svezia di oggi che si batte senza paura tra mille difficoltà, culturali e politiche prima ancora che economiche, questo remoto ma dinamico lembo d’Europa può insegnare al Belpaese, appesantito dalla dalla sua storia e viziato dalle cattive abitudini; vizi pubblici, certo, ma, siamo onesti, anche privati. Qui la gente dice: rimbocchiamoci le maniche; in Italia dice: rimboccatevi le maniche.
Qui la responsabilità è di ciascun cittadino; in Italia è sempre di qualcun altro.
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