Le mete: Scartate
subito Stoccolma ed anche il resto della
Svezia!!! Che con tutti questi cervelli, ne arrivano a decine tutte le
settimane, tra poco non se ne potrà più, anzi, non se ne può più già adesso.
Scartate anche le nazioni dove stanno peggio di noi
(come Spagna e Grecia) e puntare invece a quelle dove comincia a vedersi un
barlume di ripresa. In Europa, due sono le nazioni più gettonate, da parte di
quel 38,4 per cento di giovani italiani che non riesce ancora a trovare un
lavoro: Germania e Gran Bretagna.
Chi sceglie nazioni emergenti e in forte
sviluppo può invece optare per “patrie adottive” meno a portata di mano. Il
Brasile, la Cina, la Turchia, per esempio. Senza mai dimenticare che esistono
nazioni dallo stile di vita più familiare, seppure molto lontane, che possono essere
prese in considerazione, come l’Australia e la Nuova Zelanda. C’è poi da tenere
in conto la questione della lingua: se parliamo già correntemente l’inglese, o
piuttosto il cinese, saranno le nostre capacità già acquisite a decidere per
noi. Altrimenti, bisognerà
tenere in conto un duro lavoro di apprendimento e di perfezionamento. Per
non sembrare, sempre e comunque, “stranieri”.
L'azione. Una volta presa la decisione, bisogna
passare alla raccolta sistematica di informazioni. Quali sono le procedure per l’immigrazione?
Come si apre un conto in banca, dove trovare alloggio, come approcciarsi a un
possibile datore di lavoro? Il primo passo dev’essere la consultazione degli appositi siti per
l’immigrazione. Quello australiano, per esempio - http://www.immi.gov.au/immigration/ - è molto ricco di dati e
soprattutto di mansioni lavorative richieste. Partire senza consultarlo sarebbe
folle. Poi c’è un mare di siti web dedicati a genuini cervelli in fuga. Viviallestero.com è
particolarmente fornito di annunci tematici. Mollotutto.com è invece più dedicato a racconti personali
di espatriati che raccontano la propria esperienza. C’è Guido che spiega come
fare per trasferirsi nel paradiso caraibico di Isla Margarita; Patrizia
racconta come ha trovato la felicità in Venezuela; Freddie scrive perché ha
deciso di lavorare per una organizzazione umanitaria in Kenya.
Molti siti sono ricchi di consigli su come evitare le
fregature; ci sono anche agenzie specializzate che organizzano tirocini,
soggiorni lavorativi e “misti”, che prevedono studio e un impiego part time.
Un'occhiata ai dati. La voglia di “cambiare aria” è
tale che, secondo l’Istat, le cancellazioni di italiani dall’anagrafe per
espatrio sono aumentate del 26,5% dal 2010 al 2011. L’Eurispes indica invece
nel 60% la percentuale di italiani tra i 18 e i 24 anni che si dicono disposti
a emigrare pur di trovare un lavoro. Il fenomeno ha creato anche un filone
editoriale ed è nata una nuova serie di guide dedicata a:“Come trasferirsi e
vivere all’estero”. L’idea è di Fazi (editore romano da poco tornato
indipendente), che ha già pubblicato “Strano ma Londra”, di Mattia Bernardo
Bagnoli. Altri due titoli nella stessa collana “Le Meraviglie” sono in uscita
in questi giorni: “Mio Rio” di Attilio Caselli “Shangai (Mai dire Mao)” di
Michele Soranzo, ciascuno al prezzo di 14 euro. Il libro dedicato alla metropoli cinese è
curato da un italiano che vive a Shanghai dal 1987 e che gestisce il sito www.vivishanghai.com dedicato proprio ai connazionali.
Caselli vive invece a Rio da oltre dieci anni: prezioso il suo contributo per
ottenere semplicemente il visto o come muoversi nei quartieri più difficili.
«Molti genitori ci hanno ringraziato per aver evitato guai ai loro figli», dice
la editor della collana, Alice Di Stefano.
Attenti
al Londonistan. “Mai
dire Londra” spiega, con cura dei dettagli e un po’ di sana ironia, tutti i
passi da compiere per diventare perfetti londinesi. Dal primo acquisto di una
Oyster Card (la carta ricaricabile dei servizi pubblici) all’apertura di un
conto in banca, passo che può racchiudere amare sorprese, specialmente se non
si ha una credit history nel Regno Unito.
(källa: il Messaggero del 28 maggio 2013) |
Impresa
di non poco conto è anche l’affitto di una casa (l’avreste detto?) e non solo
perché dovrete confrontarvi con gli agenti immobiliari, che fanno sempre gli
interessi dei proprietari. Il libro è pieno di “trucchi” (anzi, “salvagenti”)
appresi con l’esperienza personale dell’autore. Meritano quindi ascolto. Ma il
vero ostacolo per un italiano che non voglia sembrare (agli orecchi dei
britannici) un personaggio dei Sopranos dovrà coltivare soprattutto la
lingua e cercare di togliersi quel benedetto accento. Sembra facile…!
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