martedì 5 novembre 2013

L`Italia che raglia_1. (ragliamo insieme)


Il Paese della licenza media e dei “figli di papà”

Oggi, in Italia, il background familiare pesa come negli anni ’40!!! Detto in altri termini, la mobilità sociale è completamente bloccata, non conta quanto una persona si impegni, non conta quanto una persona valga dal punto di vista delle competenze in ambito professionale, ma conta solo una cosa: la famiglia di origine.

Oggi meno del 10% dei figli di genitori laureati frequenta un istituto tecnico, mentre solo un terzo dei figli di genitori operai sceglie di frequentare un liceo. Un genitore laureato ha nel 70% dei casi un figlio che a sua volta diventerà un laureato, percentuale che si riduce al 30% se il genitore è diplomato e al 7% se il genitore ha la licenza media. Ciò significa che  il diritto allo studio semplicemente non esiste in Italia: difatti non ci sono sufficienti borse di studio per i figli dei genitori con difficoltà economiche, nè ci sono detrazioni e deduzioni fiscali per le famiglie che devono mandare i figli a scuola.

Tasso di scolarizzazione

Un altro dato piuttosto angosciante è questo: oggi, in Italia, il titolo di studio più diffuso è… la licenza media!!! Al termine della seconda guerra mondiale metà della popolazione italiana era analfabeta, mentre oggi, dopo 60 anni, metà della popolazione italiana ha soltanto il titolo di licenza media. Facendo un confronto con l’Europa, nella fascia di età compresa tra i 25 ed i 64 anni soltanto il 56% della popolazione italiana ha un diploma di scuola superiore, contro una media UE del 73,4%.
La questione è particolarmente grave nel sud Italia, dove l’abbandono scolastico raggiunge il 25%, ovvero uno studente su 4.

Mancanza di formazione di qualità

E’ vero, l’Italia spende un po’ meno in istruzione rispetto al resto d’Europa (4,5% del PIL, contro una media UE del 5,7%), ma il problema principale NON è questo. Il problema riguarda piuttosto la qualità dell’insegnamento, un parametro per il quale manca completamente un idoneo sistema di valutazione. Inoltre non selezioniamo gli insegnanti in modo meritocratico o di licenziare coloro che non lavorano sufficientemente. La priorità per i governi e per i sindacati, fin’ora, è stata paradossalmente quella di preoccuparsi più del posto di lavoro dei docenti piuttosto che di fornire una formazione di qualità agli studenti!!!

Infine, un altro nostro grandissimo problema riguarda la necessità di avere una scuola che prepari adeguatamente i giovani al mondo del lavoro  Di tutti questi argomenti si è parlato nella puntata di “Nove in punto” (Radio 24) condotta da Simone Spetia del 12 marzo 2013, intitolata appunto “Gli ultimi della classe“:

Secondo i dati Istat-Cnel diffusi nel rapporto Bes, siamo gli ultimi per numero di diplomati e di laureati nell’Ue a 27 nelle fasce centrali della popolazione. Questo potrebbe spiegare anche in parte il perchè degli altri primati negativi sul debito pubblico, sulla recessione e sulla mancata crescita da più un decennio.
källa: litaliacheraglia.



Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.