Il Paese della licenza media e dei “figli di papà”
Oggi, in Italia, il background familiare pesa come negli
anni ’40!!! Detto in altri termini, la mobilità sociale è completamente
bloccata, non conta quanto una persona si impegni, non conta quanto una persona
valga dal punto di vista delle competenze in ambito professionale, ma conta
solo una cosa: la famiglia di origine.
Oggi meno del 10% dei figli di genitori laureati frequenta
un istituto tecnico, mentre solo un terzo dei figli di genitori operai sceglie
di frequentare un liceo. Un genitore laureato ha nel 70% dei casi un figlio che
a sua volta diventerà un laureato, percentuale che si riduce al 30% se il
genitore è diplomato e al 7% se il genitore ha la licenza media. Ciò significa
che il diritto allo studio semplicemente non esiste in Italia:
difatti non ci sono sufficienti borse di studio per i figli dei genitori con
difficoltà economiche, nè ci sono detrazioni e deduzioni fiscali per le
famiglie che devono mandare i figli a scuola.
Tasso di scolarizzazione
Un altro dato piuttosto angosciante è questo: oggi, in
Italia, il titolo di studio più diffuso è… la licenza media!!! Al termine
della seconda guerra mondiale metà della popolazione italiana era analfabeta,
mentre oggi, dopo 60 anni, metà della popolazione italiana ha soltanto il
titolo di licenza media. Facendo un confronto con l’Europa, nella fascia di età
compresa tra i 25 ed i 64 anni soltanto il 56% della popolazione italiana ha un
diploma di scuola superiore, contro una media UE del 73,4%.
La questione è particolarmente grave nel sud Italia, dove l’abbandono
scolastico raggiunge il 25%, ovvero uno studente su 4.
Mancanza di formazione di qualità
E’ vero, l’Italia spende un po’ meno in istruzione rispetto
al resto d’Europa (4,5% del PIL, contro una media UE del 5,7%), ma il problema
principale NON è questo. Il problema riguarda piuttosto la qualità
dell’insegnamento, un parametro per il quale manca completamente un idoneo
sistema di valutazione. Inoltre non selezioniamo gli insegnanti in modo
meritocratico o di licenziare coloro che non lavorano sufficientemente. La priorità
per i governi e per i sindacati, fin’ora, è stata paradossalmente quella di
preoccuparsi più del posto di lavoro dei docenti piuttosto che di fornire una
formazione di qualità agli studenti!!!
Infine, un altro nostro grandissimo problema riguarda la
necessità di avere una scuola che prepari adeguatamente i giovani al mondo del lavoro Di tutti questi argomenti si è parlato nella puntata di
“Nove in punto” (Radio 24) condotta da Simone Spetia del 12 marzo 2013,
intitolata appunto “Gli ultimi della classe“:
Secondo i dati Istat-Cnel diffusi nel rapporto Bes,
siamo gli ultimi per numero di diplomati e di laureati nell’Ue a 27 nelle fasce
centrali della popolazione. Questo potrebbe spiegare anche in parte il perchè
degli altri primati negativi sul debito pubblico, sulla recessione e sulla
mancata crescita da più un decennio.
källa: litaliacheraglia.