ELECTROLUX. MA L’ITALIA NON E’ LA POLONIA. NO AD UNA MANOVRA
“LACRIME E SANGUE”, SULLA PELLE DEI LAVORATORI.
La vicenda Electrolux rischia di provocare uno sconquasso, nel tessuto sociale dei territori dove gli stabilimenti industriali del colosso svedese, sono insediati ed in primo luogo quello di Porcia, in provincia di Pordenone, fortemente a rischio chiusura, con i suoi 1.100 dipendenti. L’azienda punta sull’abbattimento del costo del lavoro e quindi delle retribuzioni. A questo proposito, ha dichiarato il Segretario Generale del Sindacato Comparto Sicurezza e Difesa Antonio de Lieto, vi è il balletto delle cifre fra sindacati ed Azienda. In sintesi le proposte “lacrime e sangue” dell’Electrolux, punterebbero ad una riduzione del salario, di tre euro l’ora, oltre al congelamento, per un triennio, degli incrementi contrattuali e degli scatti di anzianità. Si vorrebbe portare la Polonia in Italia? Il costo del lavoro in Polonia è di 6 euro l’ora ed in Italia è di 24 euro e l ‘obiettivo dell’abbattimento del costo del lavoro, dovrebbe essere raggiunto, proprio per essere competitivi . L’Italia - ha continuato il leader del SCSD - non è la Polonia ed il costo della vita è elevato ed i modesti stipendi dei lavoratori italiani, costringono questi a molti sacrifici ed una decurtazione delle paghe, al di la del “balletto” delle cifre, fra sindacato ed Azienda, porterebbe le famiglie alla povertà. A questo scenario, va aggiunto che, comunque, l’inflazione aumenta e, di conseguenza, questi lavoratori, diventerebbero sempre più poveri. A giudizio del SCSD - ha rimarcato de Lieto - è il Governo che, in questa circostanza, deve fare la sua parte, anche con provvedimenti di sostegno mirati, nel rispetto delle norme europee in materia di aiuti, per evitare che sul territorio, si creino sacche, non riassorbibili, di disoccupazione. La delocalizzazione è un problema che va affrontato con la massima urgenza, dal momento che una situazione occupazionale preoccupante, rischia di diventare incontenibile ed ingestibile, con conseguenze incalcolabili ed imprevedibili, sul tessuto sociale. Certo, è vero, il nostro costo del lavoro è alto, per tasse e balzelli che appesantiscono i costi, danneggiando gli stessi lavoratori ed i nostri prodotti trovano, proprio per questo, difficoltà ad essere collocati sul mercato. La tassazione, in generale, poi, è fra le più alte d’Europa. Altri Paesi, anche europei, offrono alle imprese, condizioni molto più favorevoli: una tassazione bassissima, costo del lavoro enormemente più ridotto, una burocrazia dinamica e non asfissiante. In Italia - ha sottolineato de Lieto - sembra che il principale pensiero del Governo di turno, sia quella di creare sempre più strane sigle, per introdurre sempre più odiose tasse. In questa situazione, i nostri prodotti, sono in grave difficoltà nell’affrontare i mercati. La vicenda Electrolux - ha concluso de Lieto - è figlia di questa situazione e bisogna avere il coraggio di dire che se non si tagliano le tasse e non si rende più snello il rapporto burocratico fra Istituzioni ed imprese, la vicenda Electrolux, è destinata a riproporsi, per tante altre aziende.
La vicenda Electrolux rischia di provocare uno sconquasso, nel tessuto sociale dei territori dove gli stabilimenti industriali del colosso svedese, sono insediati ed in primo luogo quello di Porcia, in provincia di Pordenone, fortemente a rischio chiusura, con i suoi 1.100 dipendenti. L’azienda punta sull’abbattimento del costo del lavoro e quindi delle retribuzioni. A questo proposito, ha dichiarato il Segretario Generale del Sindacato Comparto Sicurezza e Difesa Antonio de Lieto, vi è il balletto delle cifre fra sindacati ed Azienda. In sintesi le proposte “lacrime e sangue” dell’Electrolux, punterebbero ad una riduzione del salario, di tre euro l’ora, oltre al congelamento, per un triennio, degli incrementi contrattuali e degli scatti di anzianità. Si vorrebbe portare la Polonia in Italia? Il costo del lavoro in Polonia è di 6 euro l’ora ed in Italia è di 24 euro e l ‘obiettivo dell’abbattimento del costo del lavoro, dovrebbe essere raggiunto, proprio per essere competitivi . L’Italia - ha continuato il leader del SCSD - non è la Polonia ed il costo della vita è elevato ed i modesti stipendi dei lavoratori italiani, costringono questi a molti sacrifici ed una decurtazione delle paghe, al di la del “balletto” delle cifre, fra sindacato ed Azienda, porterebbe le famiglie alla povertà. A questo scenario, va aggiunto che, comunque, l’inflazione aumenta e, di conseguenza, questi lavoratori, diventerebbero sempre più poveri. A giudizio del SCSD - ha rimarcato de Lieto - è il Governo che, in questa circostanza, deve fare la sua parte, anche con provvedimenti di sostegno mirati, nel rispetto delle norme europee in materia di aiuti, per evitare che sul territorio, si creino sacche, non riassorbibili, di disoccupazione. La delocalizzazione è un problema che va affrontato con la massima urgenza, dal momento che una situazione occupazionale preoccupante, rischia di diventare incontenibile ed ingestibile, con conseguenze incalcolabili ed imprevedibili, sul tessuto sociale. Certo, è vero, il nostro costo del lavoro è alto, per tasse e balzelli che appesantiscono i costi, danneggiando gli stessi lavoratori ed i nostri prodotti trovano, proprio per questo, difficoltà ad essere collocati sul mercato. La tassazione, in generale, poi, è fra le più alte d’Europa. Altri Paesi, anche europei, offrono alle imprese, condizioni molto più favorevoli: una tassazione bassissima, costo del lavoro enormemente più ridotto, una burocrazia dinamica e non asfissiante. In Italia - ha sottolineato de Lieto - sembra che il principale pensiero del Governo di turno, sia quella di creare sempre più strane sigle, per introdurre sempre più odiose tasse. In questa situazione, i nostri prodotti, sono in grave difficoltà nell’affrontare i mercati. La vicenda Electrolux - ha concluso de Lieto - è figlia di questa situazione e bisogna avere il coraggio di dire che se non si tagliano le tasse e non si rende più snello il rapporto burocratico fra Istituzioni ed imprese, la vicenda Electrolux, è destinata a riproporsi, per tante altre aziende.
Roma, 30 gennaio 2014.