Il mio posto delle fragole: me lo ricordo com’era allora,
dolce, vibrante, il verde era di smeraldo, il blu uno zaffiro liquido mi
ricordo che il sole c’era sempre, anche quando non c’era, perché me lo sentivo
dentro con l’abbaglio della gioventù. La gioia nel guardarlo, ammirarlo,
tuffarmici dentro, viverlo, con la pelle e l’anima, era lo scopo delle mie
giornate. A volte non pensavo ad altro: solo quel posto amico esisteva. Lo
sognavo la notte, poi il mattino la mia prima corsa in bici, il primo sobbalzo al
cuore. Poi tanti altri a seguirlo. Andarmene faceva male. Ma non potevo fare
altro, non capite? Non avevo altra scelta, in preda a rigide regole che non
potevano cambiare.
Lasciare il posto delle fragole mi faceva soffrire. No anzi,
sanguinavo. E solo il suo continuo pensiero mi dava forza per continuare.
L’avrei rivisto tra poco, in fondo, coraggio… Un giorno però il viaggio fu più
lungo (scelta mia).Ma gli anni di lontananza me lo resero sempre più bello,
anche se un pò(poco poco) sbiadito. Lo cancellavo con violenza, quando mi
veniva in mente, forte ancora, anche struggente, il desiderio mai appassito, la
voglia di immergermi acuta…
Fu diverso, dunque, il mio posto delle fragole, quando ieri
me lo ritrovai di fronte all’improvviso. Trattenevo il fiato, non sapevo che
sentire, che pensare, sarebbe stato diversissimo stavolta, cambia tanto il
mondo, la storia, e anche i posti, con nuove aggiunte, qualche perdita, forse
importante… Ma no, mi sentii battere il cuore quando il mio sguardo lo
accarezzò di nuovo, ma cercai tanto di controllare quei sentimenti clandestini
e segreti.
Splendido come allora, il mio posto delle fragole. Sì,
mutato, in qualche aspetto, i pini abbondanti della mia amata pineta un pò più
scarsi, appena appassiti. Ma non meno cari. Forse di più. Sì, tanto di più, e
le emozioni celate resuscitarono, esuberanti, eruttate dal vulcano che mi era
diventato il cuore. Cambia tutto ma non cambia niente. Riafferrare quel passato
con la rabbia dello spreco degli anni. L’ira e lo strazio, l’ingiustizia. Poi
la possibilità (concretissima!) di dipingerlo di nuovo, con tenerezza e anche
col fuoco, renderlo ancora fremente e prezioso.
Lentamente, il mio posto delle fragole si ritrasse
nell’oscurità, sempre lì, sotto lo stesso sole. Ma non ne assorbiva più il
calore. Né la vita. Difficire vederlo, rassegnato all’anonimità, un posto come
tanti. Mi fa angustiare trovarlo così, risoluto ad avvolgersi in quel manto
insipido. Che fare, dunque? Bisogna continuare, allontanarsi con fermezza,
anche girare la pagina. Ce ne sono tanti di posti delle fragole in questo
nostro meraviglioso mondo, e il richiamo mi infonde nuova speranza.
Posti abbaglianti, da toglierti il fiato, lontani ma anche vicinissimi, seducenti tutti. Sì sono diversi, ma non meno dolci. Certo meno amari. Che svanisca pure, allora, `sto posto delle fragole stanco.
Posti abbaglianti, da toglierti il fiato, lontani ma anche vicinissimi, seducenti tutti. Sì sono diversi, ma non meno dolci. Certo meno amari. Che svanisca pure, allora, `sto posto delle fragole stanco.
I'm moving on.