Si suole dire che l’emigrazione è cambiata, e che ora sono
gli anni della fuga dei “cervelli” dall’Italia: studenti che intendono specializzarsi
e prendere un master, dottorandi, ricercatori. Sono numerosi, singoli o con le
famiglie, spesso con bambini piccoli.
E per lauree del secondo ciclo, soprattutto nel campo delle
scienze o della tecnica, è sufficiente di solito conoscere l’inglese, non è
richiesto lo svedese.
Poi ci sono coloro che cercano di approfittare della
“libertà di circolazione” nella Unione Europea e che vengono a cercare lavoro,
forse anche attirati dalla fama del welfare svedese, e dal sito web in inglese
dell’Arbetsförmedlingen (Ufficio Collocamento) che descrive in modo molto
positivo il mercato del lavoro svedese e le possibilità che esso offre.
Quanti siano non si sa, all’Ufficio della Federazione delle
Associazioni Italiana parlano di circa una richiesta di aiuto al giorno, e
molti si dirigono anche alla Cancelleria Consolare.
Dall’Italia si può venire in Svezia come turista per tre
mesi. Passati i tre mesi, si ha diritto di cercare lavoro per altri tre (in
realtà possono essere anche di più, non è una preoccupazione prioritaria della
polizia quella di andare a caccia dei cittadini europei che sono rimasti in
Svezia oltre sei mesi).
(Qualche tempo fa, comunque, nel quadro del progetto
REVA, il governo ha dato alla polizia l’incarico di fermare, sulla
metropolitana o per strada, le persone che si poteva supporre stavano in Svezia
illegalmente, quali richiedenti asilo la cui domanda era stata respinta e che
avevano avuto un ordine di espulsione e casi analoghi. Dato che l’unico modo di
trovare questi “illegali” era di fermare chiunque non avesse un aspetto
“nordico”, questa operazione ha suscitato sdegno nella popolazione svedese, si
sono fatte grandi dimostrazioni ed alla fine la polizia stessa ha annunciato
che aveva deciso di interrompere l’operazione).
Se si ottiene un contratto di lavoro di almeno un anno, ci
si puó allora registrare all’Ente Immigrazione ed ottenere il permesso di
soggiorno e il sognato numero fiscale, le famose “quattro cifre” che seguono la
data di nascita.
Solo chi ha le quattro cifre infatti può aprire un conto in
banca, seguire i corsi gratuiti di svedese per immigrati, firmare contratti di
lavoro, ricorrere all’assistenza sanitaria e ai servizi sociali ecc. ecc.
Per chi viene dall’Italia con un sussidio di disoccupazione
e la tessera sanitaria europea, questi mesi non sono facili ma neanche
terribili. Anche se la prima scoperta che si fa è che il mercato del lavoro non
è cosí brillante come si sperava. Non sapere lo svedese è un grosso handicap, e
anche chi conosce abbastanza l’inglese può avere molte difficoltà,
particolarmente nei lavori meno specializzati (lavapiatti, spazzaneve,
cameriere) dove il contatto con i clienti o la comprensione delle regole di
sicurezza richiedono spesso la conoscenza dello svedese. E´da notare anche che, almeno fino ad oggi (si parla di
modificare questa regola) chi non ha le “quattro cifre” non può ottenere aiuto
dall’Ufficio
Collocamento, non può essere inserito nel loro data base e quindi
deve cercarsi il lavoro da solo/-a. Molti datori di lavoro inoltre esigono le “quattro cifre”
prima di proporre un contratto di lavoro, Moment 22 dato che la condizione per
ottenerle dall’Ufficio delle Tasse è appunto quella di avere un simile
contratto. Alla difficoltà di trovare lavoro si aggiunge quella di
trovare una casa, in particolare nella capitale, Stoccolma. Fiorisce un mercato
nero dell’alloggio, con subaffitti a prezzi esosi di camerette o di posti
letto, con richieste di caparre che spesso non vengono restituite.
Ma c´è un terzo gruppo di arrivi dall’Italia, di cui non si parla molto e che è il più disgraziato. Sono i cittadini dei paesi terzi con permesso di residenza illimitato in Italia. Hanno lo stesso diritto dei cittadini italiani di venire in Svezia come turisti e poi di cercare lavoro per tre mesi. Sono africani, magrebini, sudamericani, vengono in maggioranza dalla Nigeria, dal Ghana, dalla Costa d’Avorio, dalla Tunisia e dal Marocco, dal Perù, dalla Bolivia, dall’Ecuador. In stragrande maggioranza uomini, ma ci sono anche donne e bambini.
Ma c´è un terzo gruppo di arrivi dall’Italia, di cui non si parla molto e che è il più disgraziato. Sono i cittadini dei paesi terzi con permesso di residenza illimitato in Italia. Hanno lo stesso diritto dei cittadini italiani di venire in Svezia come turisti e poi di cercare lavoro per tre mesi. Sono africani, magrebini, sudamericani, vengono in maggioranza dalla Nigeria, dal Ghana, dalla Costa d’Avorio, dalla Tunisia e dal Marocco, dal Perù, dalla Bolivia, dall’Ecuador. In stragrande maggioranza uomini, ma ci sono anche donne e bambini.
Molti di
loro hanno risieduto in Italia per diversi anni, parlano bene l’italiano, hanno
seguito corsi professionali (per maneggiare il muletto, sicurezza sul lavoro
ecc ecc). Sono stati primi ad essere mandati via quando la crisi è venuta, in
molti casi l’impresa dove lavoravano ha fatto fallimento. In certi casi non
sono neanche stati pagati. Poi ci sono quelli che in Italia hanno fatto lavori
non specializzati, raccolto i pomodori, pulito le scale, e questi ultimi spesso
non parlano l’inglese, per non dire lo svedese. Per queste
persone, a parte il diritto di stare in Svezia, non c’è nessun aiuto. Molti di loro poi non hanno neanche la
tessera sanitaria europea. Arrivano in Svezia con gli ultimi risparmi, abitano
da amici, da connazionali o nelle stazioni, in macchina, o in un sacco letto ai
limiti dei tanti boschi.
Non hanno
neanche, tra l’altro, diritto a dormire nei dormitori comunali per i senza
tetto, riservati a coloro che hanno la residenza in Svezia.
Alcuni abitano da parenti o amici, alcuni si perdono nella giungla degli alloggi (o dei letti) di seconda o terza mano, pagando a volte fino 2 000 corone al mese per l’uso di un letto a persone che si approfittano della loro situazione. Solo qualche mese fa è stato aperto a Stoccolma un dormitorio comunale riservato a loro. Sono 40 posti ma ce ne vorrebbero almeno il triplo e i posti letto vengono tirati a sorte ogni sera. Due anni fa, diversi assistenti sociali avevano osservato che il numero di migranti della UE senza tetto era in aumento e ebbero l’idea di un centro diurno riservato a loro.
Alcuni abitano da parenti o amici, alcuni si perdono nella giungla degli alloggi (o dei letti) di seconda o terza mano, pagando a volte fino 2 000 corone al mese per l’uso di un letto a persone che si approfittano della loro situazione. Solo qualche mese fa è stato aperto a Stoccolma un dormitorio comunale riservato a loro. Sono 40 posti ma ce ne vorrebbero almeno il triplo e i posti letto vengono tirati a sorte ogni sera. Due anni fa, diversi assistenti sociali avevano osservato che il numero di migranti della UE senza tetto era in aumento e ebbero l’idea di un centro diurno riservato a loro.
A
differenza dei senza tetto svedesi infatti, spesso persone con problemi di
tossicodipendenza o psichiatrici, o tutti e due, la grande maggioranza dei
migranti (ma naturalmente non tutti) è composta da persone che vogliono e
possono lavorare ma che non trovano lavoro.
CROSSROADS:(crocivia)
Cosí si chiama il centro di accoglienza, è finanziato dal Fondo sociale europeo, dalla città di Stoccolma e da diverse chiese ed è gestito dalla Stadsmissionen. Ci sono sei o sette funzionari stabili, che insieme dominano sei o sette lingue (svedese,arabo, rumeno, polacco, bulgaro, finlandese, inglese, spagnolo) e che hanno una lunga esperienza di lavoro sociale e di orientamento professionale in Europa.
Cosí si chiama il centro di accoglienza, è finanziato dal Fondo sociale europeo, dalla città di Stoccolma e da diverse chiese ed è gestito dalla Stadsmissionen. Ci sono sei o sette funzionari stabili, che insieme dominano sei o sette lingue (svedese,arabo, rumeno, polacco, bulgaro, finlandese, inglese, spagnolo) e che hanno una lunga esperienza di lavoro sociale e di orientamento professionale in Europa.
Li aiutano decine di volontari: un medico che viene alcune
ore ogni due settimane, giuristi, psicologi, parrucchieri, podologhi
,insegnanti ed interpreti. E
poi ristoranti, ditte che regalano pacchi alimentari, cuochi che danno corsi di
cucina. Il senso di solidarietà in Svezia è esteso ed ha molte facce.
CROSSROADS è aperto dal lunedí al venerdí dalle 8 alle 12. I
visitatori, per motivi statistici, dichiarano nome e data di nascita
all’ingresso. Possono poi soddisfare alcuni problemi basici: far colazione e
pranzo, doccia, lavare i panni, ricevere vestiti, poltrone per riposare.
Ma quello che caratterizza CROSSROADS e ne fa un esperimento
unico in Europa e nel mondo, è che l’accento viene posto sulla ricerca del
lavoro: c‘è una stanza con computers e collegamento con Internet, ci sono
bacheche con offerte di lavoro, ci sono insegnanti volontari che danno corsi di
svedese e di inglese e traducono i CV in svedese.
Ogni giorno
si presentano circa un centinaio di persone
( ma sono in continuo aumento.)
L’ultima settimana erano 160): molti vengono dall’Europa dell’Est, poi il
maggior numero viene dalla Spagna e dall’Italia, migranti di paesi terzi ma
anche italiani e spagnoli. Gli uomini sono in stragrande maggioranza.
( ma sono in continuo aumento.)
*****di Antonella Dolci (Stoccolma)