La Piccola Città, anche stavolta mi ha accolto col suo sole e i
suoi colori, il chiasso del mercato, i clacson, i sensi unici, i posteggi
inesistenti, la disperazione la mia, con la perenne speranza di trovarne
uno. Oso, certo, ma in punta di piedi, basta solo un pensiero azzardato a
disfarmi. È sempre la stessa storia, devo ambientarmi ogni volta, non è
istantaneo né liscio l’adeguamento.
Diciamo che ho bisogno di una mano amica che prenda la mia e
mi incoraggi a provare la dubbia emozione di “tornare a casa”. Stavolta
però la parete severa che di solito si sposta non l’ha fatto. Ci sono
sbattuto contro, sono rimasto intontito, abbandonato in un vortice di
sentimenti e pensieri aggrovigliati, sgomento, sorpreso, appena a galla, appeso
solo al filo di ribellione e di legittima indignazione che mi si sono accese
dentro. Per fortuna. Senza quelle sarei affogato nell’abisso della
rabbia e del rancore che mi travolse come un’enorme valanga spuntata
all’improvviso sotto un cielo azzurro e limpido.
Colossale, la valanga,
rotolava per anni, decenni, diventando più gelida e feroce ad ogni giro, un
mostro di furia alimentata dal tempo che non perdona. Mai. Sì,
certo, mi ha strapazzato per benino la Piccola Città stavolta. Non solo
l’anelito straziante fomentato dall’odore di mare e di vento al Porto vecchio,
col suo sapore salato, i graffiti sbiaditi e i ricordi dispersi negli
anni. O il teatro Traiano in fondo a via Centocelle, buio e seducente
nelle calde sere d`Agosto. Non tanto neanche la terra grigia di questo
campo di calcio che ancora mostra le impronte della mia giovinezza
troncata. Tu arrivi speranzoso, ecco, anche un pò ingenuo, forsi ti
aspetti troppo. Calore, commozione, gentilezza, anche un tocco di
gioia.
Ma il muro è ancora alto e poco trasparente. Ci hai provato
per anni a scalarlo (o abbatterlo), ma tiene duro, ti giudica, ti
ammonisce. Non avvicinarti troppo! Ma l’ho fatto, stupido. E
sento ancora l’impatto. Okay, mi tiro un po’ indietro. Non del
tutto, ma devo ritrovare l’equilibrio, schiarirmi il cervello. Dovevo
stare più attento io, leggere tra le righe, non assumere.
Lezione
imparata. domani ritorno a Stoccolma. Che ne sarà del viaggio nel futuro?
Ne avrò il coraggio? La voglia, una ragione? L’affido al tempo, il
dilemma. Certo più saggio di me.