Ieri mattina è venuto a trovarmi Obama. Ho esitato prima di
aprirgli perché non avevamo appuntamento e avevo il latte sul fuoco. Quando ha
citofonato avevo aperto il portone senza rispondere perché pensavo fosse la nettezza
urbana. Poi ha suonato alla porta, io speravo fosse il corriere dei libri che
aspettavo da giorni.
E invece quando ho aperto sono rimasto deluso, non era il
pony ma il presidente degli Stati Uniti. Lui mi ha detto che era di strada tra
S. Pietro e il Quirinale così è venuto a scusarsi di persona per aver fatto
spiare le telefonate. Io ho minimizzato, dicendo che la telefonata più
imbarazzante che avranno intercettato riguardava i postumi di una cena a base
di pesce crudo, ma la diarrea di cui si parlava per fortuna non riguardava me.
Ho temuto che dalle intercettazioni avesse saputo che mi era appena arrivata
una sontuosa bufala doc e l'ho nascosta per evitare che se l'annettesse.
Ricordandomi di George Clooney gli ho offerto un caffè Nespresso.
Obama mi ha chiesto se ho rapporti coi russi e si è
allarmato quando gli ho detto che da me sono di casa. Ma io mi riferivo alla
donna delle pulizie. Per sciogliere il ghiaccio gli ho detto che io sono più
abbronzato di lui, e lui mi ha domandato se sono berlusconiano. Poi mi ha
chiesto se mi emozionava riceverlo in casa. Gli ho risposto che qui in zona
hanno abitato centinaia d'imperatori, papi, santi e geni. Figurati un
presidente di passaggio... Quando è andato via gli ho chiesto, visto che
scendeva, di portarmi giù il sacchetto dei rifiuti.
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