Ironico, frizzante, spontaneo. Beppe Severgnini
sa come tuffare il lettore nelle pagine di un suo libro. Con leggero senso
critico e il giusto umorismo che lo caratterizza, riesce a
presentare persone che, inevitabilmente, finiscono con il diventare veri e
propri personaggi.
Una ricetta che non manca nemmeno in "Italians, il
giro del mondo in 80 pizze“, nato per caso dall’ideazione di “Italians”,
l’ormai noto forum di
Corriere.it, finestra che collega tutti gli
italiani sparsi per il mondo.
Non è un manuale di viaggi, ma funge da esso; non è
un libro d’intrattenimento, ma qualcosa di più; non è un romanzo
d’avventura, ma un po’ gli si avvicina. Severgnini incontra l’Italia fuori dall’Italia e gli italiani si
raccontano, rivelando il mondo intorno a loro e come lo vivono. Una maniera
completamente nuova di conoscere l’Italia che non c’è. E, qualora ci fosse,
dov’è andata.
L’autore racconta, con l’entusiasmo di un adolescente,
quanto di nuovo ha imparato durante le varie tappe, attraverso opinioni
e critiche dei nostri connazionali all’estero sull’Italia e sul mondo. Il modo in cui questi italiani guardano, analizzano
e giudicano il modo di vivere da italiani nel Bel Paese è curioso; per
qualcuno, si potrebbe presumere, poco “italianizzato”. Un confronto fra realtà
diverse che, forse un po’ bruscamente, finisce con il diventare un paragone
tra pianeti diversi. Studenti e lavoratori marcano le differenze, ne
riconoscono pregi e difetti, approvano e protestano.
Se è vero che internet sta cambiando il modo di comunicare e
fare informazione, “Italians” è ormai più di un forum. È diventato una parola
nuova: indica la nostra emigrazione più recente ed esuberante.
Possono essere studenti Erasmus o dirigenti di una
multinazionale: ma amano sempre misurarsi col mondo, per imparare e migliorare.
Quello che troppi italiani in Italia non vogliono più fare, per pigrizia o per
paura. Tra questi, purtroppo, ce ne sono molti che comandano. I risultati sono
sotto gli occhi di tutti
L’idea delle Pizze, originale quanto funzionale, si è
rivelata un ottimo rendez-vous. D’altronde “la pizza costa poco, si trova in
tutto il mondo ed è un bel simbolo italiano: buona, semplice, salutare e
popolare”, come scrive lo stesso Severgnini.