lunedì 2 giugno 2014

Avere un secolo e non dimostrarlo

Avere un secolo e non dimostrarlo. Anzi, superare in astuzia, spirito d’indipendenza e curiosità per la vita, persone infinitamente più giovani. Dall’incipit fulminante fino all’ultima delle 446 pagine che compongono il romanzo-fenomeno dell’esordiente svedese Jonas Jonasson, il protagonista Allan Karlsson non smette mai di seguire il proprio liberissimo istinto, un fiuto che, fin dalla giovinezza, lo proietta al centro di eventi di portata mondiale e che, soprattutto (e nonostante tutto) lo guida dritto verso l’obiettivo della felicità. Nel film che Felix Herngren ha tratto dal Centenario che saltò dalla finestra e scomparve (6 milioni di copie vendute nel mondo, 200mila in Italia, e diritti di traduzione ceduti in 35 Paesi) Karlsson, interpretato dall’attore Robert Gustafsson, rivive le sue avventure rocambolesche rinunciando a qualche tappa per motivi di adattamento cinematografico (il film dura 1 ora e 45 minuti) ma conservando intatta la sua verve pragmatico-fatalista: «Le cose sono quelle che sono - è il suo motto - e sarà quello che sarà».  

Così, dal momento in cui decide di fuggire dalla casa di riposo dove vive senza gioia, proprio mentre fervono i preparativi per la sua festa di compleanno, Karlsson si imbatte in loschi figuri e poliziotti incapaci, assassini e banconote, elefanti e bellimbusti. D’altra parte agli imprevisti è abituato, nella sua lunghissima esistenza gli è capitato, non solo di entrare in contatto con i grandi della Terra, ma di influenzare alcuni eventi cruciali della storia dei popoli: «Allan - dice il regista - fa semplicemente quello che dovremmo fare tutti noi occidentali. Cioè non preoccuparci del futuro, usare di più l’istinto e non indugiare sul passato. Se anche solo qualcuno tra il pubblico riuscisse a tornare a casa con questo messaggio, sarei soddisfatto». 

Il primo ostacolo da superare, prima di lanciarsi nell’impresa del film, era trovare il protagonista, un volto in grado di sostenere il confronto con quello immaginato dai tanti lettori del libro: «Volevo che a recitare nei panni di Allan ci fosse un attore adatto a interpretare tutte le diverse età del personaggio. Ho cominciato a pensare a Robert Gustafsson mentre leggevo il libro, verso la metà. Era l’unico, secondo me, che potesse calarsi nella parte in modo credibile e con i tempi comici giusti. Amo i caratteri forti e la buona recitazione e ho sperato che tutto questo, una volta sullo schermo, si potesse vedere».  

Affrontare la trasposizione di un best-seller (Jonasson ha ricevuto lo «Swedish book seller award» lo stesso riconoscimento che era andato a Stieg Larsson per Uomini che odiano le donne), è sempre rischioso: «È vero - dice il regista - ma, appena ho avuto la possibilità di realizzare il sogno, non ho potuto resistere. È una storia talmente divertente, con personaggi così ricchi e sfaccettati e situazioni da commedia fantastiche... Sapevo che le attese per il film erano molto alte e questo naturalmente rendeva il lavoro più difficile, ma so anche che per me sarebbe stato sempre meglio girare una buona storia con aspettative elevate, piuttosto che una storia così così con aspettative basse».  

In Svezia, dove il film è uscito durante le ultime festività natalizie, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve  ha incassato 4 milioni di euro solo nei primi 5 giorni di programmazione, un record in linea con lo sforzo produttivo (7 milioni di budget) e anche con una tradizione di comicità «alla svedese» forte e radicata almeno quanto quella del thriller. 
källa:la stampa
Come per ogni film molto atteso, non sono mancate le polemiche. Gli animalisti svedesi hanno criticato il comportamento dell’addestratore ingaggiato per le scene con l’elefante. Gli è stato risposto che molte delle sequenze sotto accusa sono state, in realtà, realizzate in digitale e così la protesta è rientrata. 
Presentato in anteprima fuori concorso all’ultima Berlinale, Il centenario... parte con un vantaggio iniziale che riguarda l’età del mattatore. Nelle nostre società sempre più decrepite, le storie di anziani possono contare su platee sempre più ampie.



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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.