Il Saab JAS 39 Gripen (in italiano "Grifone") |
La Svezia
che un tempo era avanguardia pacifista oggi è tra i maggiori esportatori di
armi nel mondo, non senza un discreto spargimento d’ipocrisia.
GLI AFFARI
PROSPERANO - La Svezia è il terzo paese al mondo per valore pro-capite
nell’export di armi dietro a Israele e Russia, il governo incassa oltre 53
dollari per ogni abitante all’anno dalla vendita di armi e sistemi d’arma. Come
valore assoluto la Svezia è il nono paese per fatturato.
Il tutto a
dispetto di leggi che a Stoccolma vieterebbero di vendere ai paesi che non
rispettano i diritti umani e a Berna imporrebbero di essere sicuri che le armi
siano vendute solo ad acquirenti legittimi che ne facciano un uso legittimo, in
pratica nessuno o quasi.
La Svezia,
negli ultimi anni si è segnalata per una serie di scandali che hanno scosso il
paese, anche se evidentemente non abbastanza da imporre al paese un’inversione
di rotta. Lo scandalo che ha fatto più rumore è stato sicuramente quello che ha
visto i governi svedesi, quelli di destra come quelli di sinistra, organizzare
una serie di società dietro alle quali nascondere la collaborazione delle
industrie nazionali alla costruzione di una fabbrica d’armi e missili in Arabia
Saudita, paese che attualmente svetta al terzo posto tra i paesi importatori
d’armi e che mira evidentemente anche ad affrancarsi dai fornitori esteri
dotandosi di un’industria bellica nazionale all’avanguardia.
LOBBYING
SPERICOLATO - Un esito non esattamente auspicabile da parte occidentale, per
non dire delle qualifiche saudita in tema di rispetto dei diritti umani o delle
credenziali democratiche di una monarchia feudale che usa senza scrupoli la
rendita petrolifera come la religione e che corteggia e manipola ogni genere
d’estremismo o dittatura araba coltivando sogni di potenza. Il governo svedese
s’è poi segnalato per l’intenso lavorio nel proporre il suo caccia, il Saab lo
Jas-39 Gripen, alle aviazioni dei più disparati paesi del mondo. Una politica
strana per un paese che a lungo si è dichiarato non allineato e neutrale e che
proprio per questo non si è mai associato formalmente all’alleanza atlantica,
ma la Svezia non ha fatto mancare i suoi uomini in Bosnia e Kosovo, ha preso
parte fin dal 2006 alla missione ISAF in Afghanistan e il governo di Stoccolma
è stato anche uno dei partner più entusiasti della campagna in Libia.
NON SEMPRE
VA BENE - Come rivelato dai cable pubblicati da Wikileaks, la maggior
preoccupazione degli svedesi in Afghanistan era quella di far partecipare i
Gripen all’azione, e lo stesso motivo s’intuisce abbia guidato l’adesione alla
campagna di bombardamenti sulla Libia, che anche secondo i rappresentanti di
Saab è valso come un ottimo biglietto da visita per le vendite del mezzo. Con
la Svizzera invece non è andata bene, l’affare per i 22 Gripen che aveva
trovato l’ok dei parlamentari è stato bocciato di misura in un referendum pochi
giorni fa ed è opinione comune che a far raggiungere il risicato 53% ai no
abbia contribuito la scoperta che l’aggressiva compagna di marketing degli
svedesi non si era limitata alle forme tradizionali di pubblicità, ma era anche
stata accostata da un lavoro di pressione più clandestino sui deputati svizzeri
che non è piaciuto a molti. La partita di F-18 acquistata dagli Stati
Uniti in precedenza aveva superato analoga prova in scioltezza.
Siemon Wezeman |
La Svezia di oggi si può riassumere con queste parole di Siemon
Wezeman, un esperto d’armamenti dello Stockholm International Peace Research
Institute (SIPRI), che ha spiegato come la recente «apertura» dipenda dalla
fine della guerra fredda e dall’aprirsi di nuove opportunità commerciali e
l’emergere di clienti che un tempo non erano tali. Ma se vendere i Gripen al
Brasile non sembra eticamente riprovevole, quando s’arriva all’Arabia Saudita,
al Pakistan o agli Emirati la questione si fa molto diversa.
NON SOLO SOLDI - La questione in Svezia ha ovvie radici
politiche ed economiche, che sembrano favorire le prime sulle seconde, visto
che secondo molti analisti il paese potrebbe procurarsi sistemi d’arma in
maniera più efficiente ed economica comprandoli all’estero, anche gli aerei che
produce. L’industria bellica è
però il primo datore di lavoro privato del paese e le pressioni politiche a
sostegno dell’occupazione non sono da meno delle aspirazioni di qualche
politico convinto che il bene del paese consista in un fin troppo evidente
allineamento a Washington, una vicinanza che ha spinto il paese anche a
intrappolarsi da solo in una pessima figura con il caso Assange.
Reparto assemblaggio, Saab JAS 39 Gripen |
källa: giornalettismo |
Un gran brutto segnale per tutti, se questi sono i paesi più virtuosi al mondo quando si arriva a parlare di pace e di come evitare le guerre, c’è ben poco da stare allegri.