Fortuna, chi non ne vorrebbe tanta e tanta di più? Ma
cos’è la fortuna? Nella sua definizione letterale altro non è se non la sorte
favorevole ed il destino propizio. Di fatto è ciò a cui tutti costantemente
aspirano in amore, nel lavoro e nella vita in generale. La ricerca costante di
un favorevole futuro è terreno fertile per ogni genere di superstizione, rito
propiziatorio e credenza popolare. La superstizione è sempre esistita, essa è
antica quanto l’uomo, appartiene, infatti, alla nostra stessa natura l‘
”istinto di affidarsi a qualunque buona speranza” nella ricerca costante della
sodisfazione personale, ovvero della felicità. Nell’antica Roma la superstitiònem
indicava l’affidamento costante alle divinità per scampare i pericoli, erano
superstiziosi coloro che si rimettevano nelle mani degli dei e con doni e
sacrifici sempre uguali e sempre ripetuti chiedevano per se una o più “fortune”.Ogni
superstizione pretende un “rito materiale ed oggettivo”, questa delle
lenticchie a Capodanno si caratterizza per il consumo del legume sulla tavola
dell’ultimo dell’anno! In realtà chi crede alla superstizione pensa che
consumando il “rituale propizio” si attiri una positiva fortuna … in realtà il
comportamento rituale non ha nessun nesso di causa – effetto con gli eventi che
il superstizioso, invece, vi correla.
Non è vero, ma ci
credo! Quante volte abbiamo
usato questa frase per sottolineare la nostra fiera razionalità senza, però,
sottrarci al fascino delle tradizioni? Dunque non sarà vero ma tutti mangiamo
il cotechino con le lenticchie perché alla fortuna non si può resistere! Del
resto la tradizione si radica e si stratifica, fa parte della nostra cultura e
del nostro essere ed è bella perché ricca anche di popolarità e credenze!
Mamma Michela:Mi raccontava la favola di un bambino di nome Fortunato
che viveva tutto solo in una piccola casa tra le campagne. I genitori erano
partiti disperati ed in cerca di lavoro e danaro. La notte dell’ultimo
dell’anno il bimbo era solo, il fuoco si spense ed il piccolo non aveva più
legna da ardere, non potè neanche cucinarsi un povero piatto di lenticchie. Le
piccole lenticchiette brune rimasero nella pentola in terra al camino spento. Fortunato si addormentò desiderando di mangiare la sua minestra e pensando alla
mamma ed al papà. Sognò che qualcuno accendeva per lui il fuoco e preparava il
cibo, sentì un caldo tepore nel cuore e dormì beatamente. Al suo risveglio il
fuoco ardeva e le lenticchie fumavano dalla ciotola sulla tavola, in casa era
solo … chi aveva fatto per lui tutto questo? La fame era tanta e il bimbo prese
a mangiare il suo piatto … dopo qualche cucchiaio la pietanza si trasformò in
oro e soldi. Il bimbo “Fortunato”, si ritrovò ricco, tanto ricco da partire per
la città alla ricerca dei genitori che non dovettero più preoccuparsi del
danaro e della miseria. Tutti vissero nel
benessere e nella fortuna. Questa novella mi
convinceva sempre a mangiare … mangiavo per cercare l’oro nelle lenticchie! Non
l’ho mai trovato, ma conservo il ricordo di una bella storia per bambini. Dunque, per grandi e
piccini “fortunati”, la ricetta del Cotechino con le Lenticchie di una mamma
cuoca; Mamma Michela:
Ingredienti
Lenticchie
Aglio
Olio extravergine
d’oliva
Sale
Passata di pomodoro
Peperoncino
Cotechino
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***
Procedimento:
In una
pentola,possibilmente di coccio,soffriggete l’aglio tritato e il peperoncino
con l’olio extravergine d’oliva. Aggiungete le lenticchie
e la passata di pomodoro e fate cuocere un paio di minuti. Unite abbastanza acqua
calda da coprire interamente le lenticchie. Appena iniziano a bollire
aggiungete il sale e fatele cuocere a fuoco moderato finché saranno cotte,
mescolando spesso per evitare che si attacchino al fondo della pentola. Cuocete il cotechino
seguendo le indicazioni riportate sulla confezione. Disponete le lenticchie
su un piatto da portata ed adagiatevi sopra il cotechino tagliato a fette. Servite caldo e
Buona Fortuna!
(La canzone di Minghi
è
dedicata a mia madre.)